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Capitolo 11 - Pappe industriali o fatte in casa
Nel corso degli ultimi decenni, sugli scaffali dei supermercati si sono moltiplicati i prodotti per l’alimentazione della prima infanzia, destinati proprio alla delicata fase in cui nuovi cibi affiancano le poppate nella dieta dei bambini: pappe a base di cereali, omogeneizzati, vasetti di frutta, formaggini. Offrono ai genitori il vantaggio della praticità. Sono prodotti pronti o che devono essere solo ricostituiti con l’aggiunta di acqua, si conservano e si trasportano facilmente. Ma sono davvero adeguati alle esigenze nutrizionali del bambino? La loro qualità e sicurezza è paragonabile a quella degli alimenti preparati in casa con ingredienti freschi?
Su questo argomento si sono formate nel corso del tempo vere e proprie fazioni che ne discutono animatamente sulla stampa e sui social media. Chi si dichiara a favore degli alimenti industriali apprezza, oltre alla loro praticità, il fatto che per legge siano sottoposti a stretti controlli di sicurezza prima dell’immissione in commercio e che anche la loro composizione nutrizionale debba rispondere a precisi criteri fissati dalla legge, al contrario dei cibi preparati in casa, la cui qualità può variare a seconda delle materie prime, della ricetta usata e delle modalità di preparazione e di conservazione. Chi propende per la preparazione domestica delle pappe critica i prodotti commerciali per l’eccessivo contenuto di zuccheri, l’uso dei conservanti e il valore scarsamente nutritivo.
Dal punto di vista scientifico ci sono pochi studi che confrontano l’alimentazione complementare a base di pappe preparate in casa con quella a base di prodotti commerciali. La maggior parte dei bambini mangia un po’ dell’uno e un po’ dell’altro e ingredienti e qualità delle preparazioni domestiche cambiano da famiglia a famiglia. Non vi è insomma uno standard unico a cui fare riferimento.
Da un confronto basato sulle ricette usate dai genitori, emerge (17) che gli alimenti preparati a casa sono in media più nutrienti di quelli industriali, quanto a densità calorica, contenuto di proteine e di ferro. La cucina domestica è in media più ricca di sale, un po’ troppo rispetto alle raccomandazioni degli specialisti. I prodotti commerciali, d’altro canto, benché non possano contenere zucchero aggiunto per legge, fanno ricorso a succo di frutta e vegetali dolci, come zucca, carota e patata, per rendere il gusto più appetibile ai bambini, (18) contenendo così una quantità di zuccheri non aggiunti superiore a quella delle pappe fatte in casa. Inoltre, il sapore degli alimenti industriali tende a essere abbastanza uniforme rispetto alla varietà dei gusti offerti ai bambini attraverso la cucina domestica, che è una buona palestra per abituarli alla maggior varietà possibile di ingredienti.
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In conclusione, gli studi condotti finora non evidenziano differenze significative dal punto di vista nutrizionale tra pappe fatte in casa e prodotti commerciali, a patto che i genitori siano consapevoli del contenuto e delle caratteristiche delle une e delle altre quando le scelgono e le offrono ai figli. Per esempio, 100 grammi di omogeneizzato di pollo non equivalgono a 100 grammi di carne. Ne contengono 40 o poco più, uniti ad altri ingredienti, come le patate. È quanto prevede la direttiva che disciplina gli alimenti per l’infanzia in commercio in Europa (19). Se poi la denominazione del prodotto contiene due o più ingredienti, di cui la carne è il primo, per esempio “pollo e verdure”, la soglia minima di pollo ammessa dalla direttiva scende al 10%. Se la denominazione è “verdure e pollo” e la carne è al secondo posto, la soglia minima scende al 6%. Per calcolare quanta carne il bambino abbia effettivamente mangiato, quindi, non basta leggere la denominazione del prodotto, ma bisogna verificare il contenuto nella lista degli ingredienti sull’etichetta.
E dal punto di vista della sicurezza? La Direttiva Europea sugli alimenti per l’infanzia limita in modo rigoroso la presenza di residui tossici dei pesticidi e di contaminanti nei prodotti commerciali, che dunque non comportano rischi maggiori rispetto alle pappe fatte in casa. I prodotti confezionati richiedono necessariamente la presenza di conservanti, che invece sono assenti nei pasti preparati con ingredienti freschi e serviti immediatamente al bambino. Anche se la Direttiva Europea limita la lista degli additivi ammessi, gli specialisti sono concordi nell’affermare la superiorità degli alimenti freschi rispetto a quelli conservati. I presupposti fondamentali alla base delle scelte operate giorno dopo giorno devono essere la consapevolezza, la varietà della dieta e la flessibilità dell’approccio che deve tener conto per forza di cose anche dei tempi a disposizione dei genitori.
In ogni caso, il fattore determinante nel far accettare di buon grado le proposte al proprio bambino è il clima con cui non solo vengono offerte le pappe, ma anche preparate. Gli ingredienti principali dei pasti sono l’armonia e la serenità in famiglia.
(17) S. A. Carstairs et al, “A comparison of prepared commercial infant feeding meals with home-cooked recipes”, Archives of Disease in Childhood 101 (2016) pp 1037- 1042
(18) K. Maslin, C. Venter, “Nutritional aspects of commercially prepared infant foods in developed countries: a narrative review”, Nutrition Research Reviews, 30 (2017) pp 138-148
(19) Direttiva 2006/125/EC della Commissione Europea
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