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Approfondimenti scientifici

La conservazione del latte materno

FOCUS: Latte materno e benefici nutrizionali
QUESTO ARTICOLO APPARTIENE AL PRINCIPIO DEL BABY WELLNESS: Il miglior nutrimento fin dalla nascita

Il latte materno rappresenta il gold standard nutrizionale e immunologico per il neonato a termine e pretermine. La sua somministrazione differita, mediante estrazione e conservazione, è una pratica essenziale in numerosi contesti clinici e domiciliari, volta a garantire la continuità dell’apporto nutrizionale e funzionale del latte, in assenza della suzione diretta.

Razionali clinici e fisiologici della conservazione del latte materno

La conservazione del latte materno si rende necessaria in diverse situazioni:

  • Assenza temporanea della madre (es. rientro al lavoro, separazioni, viaggi, necessità logistiche);
  • Allattamento differito nei neonati pretermine, ipotonici o con patologie che impediscono una suzione efficace;
  • Sostegno alla lattogenesi in situazioni in cui l’attacco diretto al seno non è possibile, ma si vuole mantenere la stimolazione della produzione lattea (es. madri con ingorgo, mastite, ricovero del neonato);
  • Condivisione della cura del neonato, promuovendo la partecipazione del partner o di altri caregiver;
  • Donazione alla Banca del Latte Umano Donato (BLUD) per neonati pretermine o critici.

Il latte umano conservato correttamente mantiene un elevato valore biologico ed è da preferire rispetto alle formule artificiali, anche in modalità di somministrazione indiretta.

Componenti bioattive del latte materno: sensibilità alla conservazione

Il latte umano contiene numerose componenti bioattive altamente sensibili a variazioni di temperatura, luce, tempo e modalità di conservazione. In caso di conservazione inadeguata, si può osservare una riduzione dell’attività biologica o degradazione irreversibile di tali sostanze. Le principali componenti termo- e foto-labili includono:

Componente Funzione Danni da conservazione inadeguata
Immunoglobuline
(IgA, IgG, IgM)
Protezione mucosale, neutralizzazione di patogeni Perdita di attività con temperature >4°C o ricongelamento;
IgA compromesse
Lattoferrina Chelazione del ferro, attività antimicrobica e antivirale Sensibile a calore e ossidazione;
pastorizzazione non controllata riduce l’attività
Lisozima Attività enzimatica antibatterica (Gram-positivi) Denaturazione con cicli di congelamento/scongelamento;
attività ridotta dopo pochi giorni in frigo
Cellule vive
(leucociti materni)
Risposta immunitaria, regolazione immunità neonatale Perdita totale di vitalità dopo congelamento;
massima efficacia solo nel latte fresco
Enzimi digestivi
(lipasi, amilasi)
Digestione lipidi e carboidrati, protezione gastrointestinale Inattivazione progressiva già a 4°C dopo 24–48h;
congelamento riduce attività
Oligosaccaridi del
latte umano (HMOs)
Modulazione microbiota, effetto prebiotico e antiadesivo contro patogeni Stabili a basse T°, ma luce e aria riducono efficacia bioattiva
Vitamine
(A, E, C, B-complex)
Supporto metabolico, antiossidante, sviluppo neurologico Vitamina C molto sensibile all’ossidazione;
degrado rapido con aria, luce e temperatura ambiente

 

Indicazioni pratiche per la corretta estrazione e conservazione

Per garantire l’efficacia nutrizionale e immunologica del latte materno, è fondamentale seguire alcune buone pratiche igieniche e tecniche.

Durante l’estrazione:

  • Scegliere un ambiente tranquillo e pulito;
  • Lavare mani e avambracci con acqua e sapone;
  • Pulire il seno solo con acqua, senza detergenti;
  • Utilizzare contenitori puliti in vetro o plastica rigida, oppure sacchetti sterili monouso;
  • In caso di spremitura manuale, posizionare il contenitore sotto l’areola;
  • Ogni sessione di spremitura deve essere conservata in un contenitore separato. Al termine della giornata è possibile unire i quantitativi già refrigerati in contenitori unici.

Per la refrigerazione:

  • Conservare il latte nella parte posteriore del frigorifero, in posizione eretta, preferibilmente dentro un sacchetto per alimenti;
  • Etichettare ogni contenitore con la data di raccolta;
  • Non riscaldare nuovamente latte già scaldato e non riporlo in frigorifero dopo l’uso.

Per il congelamento:

  • Lasciare circa 2 cm di spazio libero nel contenitore per consentire l’espansione;
  • Scongelare lentamente in frigorifero oppure sotto acqua corrente <37°C o a bagnomaria;
  • Il latte scongelato non deve essere ricongelato;
  • Odore o colore leggermente alterati dopo lo scongelamento sono normali e non indicano perdita di qualità.

Di seguito le linee guida emerse della revisione di articoli di letteratura e dello scambio di idee ed esperienze tra i diversi professionisti del Tavolo Tecnico Allattamento al Seno della Società Italiana di Pediatria (TASIP).