Le tappe del re-bonding

Nel re-bonding, sostanzialmente, si devono ripercorrere le tappe dal momento del passaggio dall’ambiente uterino alla fase di accoglienza del nuovo nato da parte dei genitori, lasciando lo spazio e il tempo necessari per questo incontro amorevole. L’intensità e i tempi sono decisi dal bambino. Ogni bambino è diverso e quindi è necessario individuare qual è la modalità migliore per entrare in contatto con lui.

Il ruolo dell’ostetrica o del pediatra

Nei casi più complessi sarà necessario fare più incontri per poi effettuare il processo di re-bonding. Nelle fasi del re-bonding il caregiver (l’ostetrica o il pediatra) è vicino, osserva e dà sostegno alla mamma e al papà, rispettando la loro intimità e dando loro il tempo necessario.

Prima fase del re-bonding

Nella prima fase il neonato viene immerso per alcuni minuti in una vaschetta non troppo grande con acqua calda. Già dentro l’utero, i neonati imparano a muoversi e a coordinarsi in uno spazio stretto e limitato, sono abituati ad avere dei confini ben definiti, e questo dà loro molta sicurezza. Questa fase lo riporterà alla sua vita prenatale e all’ambiente protettivo del grembo materno, quando era immerso nel liquido amniotico.
Parliamo al bambino con un tono dolce e attendiamo che ci dia il segnale che è pronto per uscire. In questa fase inizialmente potrebbe piangere, ascoltiamo il suo pianto e lasciamo che si prenda il suo tempo.
In questa fase, come successivamente, dobbiamo attendere il segnale del bambino che ci “dice” quando è pronto. Dal suo sguardo sapremo quando è il momento.
Nel frattempo la mamma si è accomodata, semisdraiata e con il petto nudo, in una posizione confortevole. Utilizziamo dei cuscini per favorire la comodità e il rilassamento della mamma.
È importante che sia presente anche il papà, che con il suo corpo può sostenere la posizione della mamma.

Seconda fase del re-bonding

Nella seconda fase, dopo l’emersione dall’acqua, avvolgiamo il neonato in un telo o asciugamano e tamponiamo leggermente, senza asciugarlo del tutto e posizioniamo il bambino sul petto della mamma. Da questo momento sarà il bambino a decidere cosa fare. I genitori si limiteranno a parlargli dolcemente e a fargli leggere carezze, sempre guardandolo negli occhi.
È importante sapere e informare i genitori che il bambino potrebbe piangere in ogni momento delle fasi del re-bonding. Con il suo pianto ci racconterà la sua storia, una storia che dobbiamo ascoltare ed accogliere.

Terza fase del re-bonding

Nella terza fase si ripeterà il fenomeno conosciuto come Breast Crawl: il bambino si rilasserà, sorriderà, e cercherà da solo il seno della mamma e comincerà l’allattamento.

Il re-bonding permette di rivivere un’esperienza positiva per la mamma, il papà e il loro neonato, creando nuove sinapsi. È come se scrivessimo un nuovo programma nel computer. Potremmo definire il re-bonding come un rituale di legame e di risanamento, dove il bambino può raccontare la sua storia, i genitori lo ascoltano e riconoscono i suoi bisogni primari, affettivi e somatici. Alla fine, sono pronti a festeggiare con il loro bambino questo incredibile e amorevole incontro.

Gli effetti del re-bonding

Gli effetti positivi del re-bonding sono:

  • un aumento dell’ossitocina e delle endorfine;
  • la stimolazione del sistema immunitario del bambino;
  • aumento dell’istinto materno, che migliora l’autostima;
  • maggiore disponibilità di ascolto del bambino da parte dei genitori;
  • una maggiore capacità di autoregolarsi del bambino, di socializzare e di creare relazioni.
  • miglioramento dell’apprendimento e dell’attenzione;
  • regolarizzazione del rapporto sonno-veglia.
  • il bambini piange di meno, è più tranquillo e rilassato;
  • miglioramento dell’allattamento al seno.

Il risultato del rebonding si evince dai segnali di un buon rapporto tra i genitori e il loro bambino: sono più sicuri; capiscono il loro bambino; creano un legame empatico con lui; parlano di più con lui; sono soddisfatti del loro bambino; fanno più coccole.

Il re-bonding

Il bonding è quel processo tramite il quale il bambino e il genitore creano un legame, una connessione, un’intimità tra loro.

Il bonding: un processo articolato e complesso

Il bonding è un dialogo, una complicità che si instaura tra bambino e genitore, che comincia prima della nascita ma fiorisce nelle prime settimane e nei primi mesi che seguono il parto. L’esperienza emozionale del bambino si sviluppa in sintonia con gli input dati dalla mamma e dal papà.
Come tutti i processi umani, anche il bonding è un processo complesso e articolato che viene condizionato dall’ambiente, dalle caratteristiche dei genitori, dal tipo di parto, dallo stato di salute della mamma o del bambino.

Cosa succede se il bonding non avviene o si interrompe

In ogni fase di questo processo possono subentrare cause che lo ostacolano, incidendo sul legame tra mamma-bambino-papà. Il bonding è una fase molto importante nella nostra vita, se questo processo non avviene, o viene interrotto, spesso ci manca qualcosa.
Potrebbe apparire come un pianto inconsolabile o come una difficoltà nell’allattamento. Infatti, nella maggior parte dei casi un pianto instancabile non è indice di dolore e quindi di malattia nel bambino. Così come, per esempio, i problemi dell’allattamento non dipendono solo dal capezzolo retratto.
Questi sono indici che il legame potrebbe essere interrotto e noi medici e operatori sanitari dobbiamo dare la possibilità ai genitori di recuperare questo legame con il re-bonding, una tecnica che rimuove la causa delle difficoltà di attaccamento al seno e del pianto.

Il re-bonding

Affrontando e cancellando la memoria dell’esperienza negativa si riportano mamma e neonato a nuova vita. Il re-bonding è una tecnica poco usata in Italia ma efficace per ristabilire l’equilibrio psico-emotivo. “Rebonding” significa, infatti, ricreare il legame che si è interrotto.
In un mondo perfetto sarebbe sufficiente favorire il bonding e l’attaccamento, fin dalla fase prenatale, per assolvere il compito di caregiver.

Quando effettuare il re-bonding

Sicuramente il re-bonding deve essere effettuato quando nel percorso nascita si sono presentati uno o più fattori che hanno ostacolato il bonding quali: la separazione dopo il parto di mamma e bambino; quando è avvenuta una nascita da taglio cesareo; quando cause materne e/o neonatali e relative alla salute hanno determinato la separazione.

Il re-bonding è molto utile quando si presentano difficoltà dell’allattamento. Durante le fasi del re-bonding, anche dopo giorni dalla nascita, il bambino, attraverso i suoi riflessi primordiali, mostra la capacità di attaccarsi da solo al seno e quindi di riacquisire le sue competenze.
Soprattutto, il re-bonding va effettuato quando la mamma, o il papà, lo desiderano e ne sentono il piacere e il bisogno.

Sintonizzare e connettere i genitori e il bambino

Una buona consulenza deve anche basarsi sulla capacità di percepire i segnali di disagio dei genitori e del bambino, al di là delle evidenze macroscopiche, come ad esempio un parto cesareo. Le emozioni che affrontano i genitori si ripercuotono sul legame, inducendo la risposta del neonato. Un genitore può diventare più dolce, sentirsi efficace e lo trasmette al suo neonato che a sua volta risponde con iperattività motoria, creando il contatto visivo, sorridendo perché… è felice.

Il bambino dispone di un repertorio limitato per segnalare che le sue necessità e le sue richieste di contatto non sono sufficientemente comprese e accolte. Se l’adulto accanto a lui è tutto il tempo teso e sotto stress, non presente con tutti sensi e con il bambino, e con i pensieri è altrove, aumenta notevolmente il rischio che le necessità del bambino non vengano soddisfatte in modo adeguato.

Da una prospettiva psichica e neurovegetativa, è importante stabilire la sintonizzazione e la connessione con la persona primaria del legame: mamma e il suo neonato.
Il bambino diventa forte e felice, reagisce automaticamente attivando il sistema nervoso simpatico. E questo porta a un aumento dell’attività motoria, della produzione degli ormoni di felicità e anche dei momenti di sonno.

Il bonding

Il bonding mamma e figlio

Ogni gravidanza è unica e irripetibile come lo è ogni bambino.

Il legame tra mamma e bambino inizia fin da quando i due cuori iniziano a battere all’interno del corpo della mamma.

Il termine nasce negli stati Uniti nel 1982 e sintetizza in modo straordinario dalla parola bond, attaccare, incollare, vincolare, da cui deriva Bonding legame profondo e di attaccamento con il proprio bambino.

L’attaccamento della mamma al proprio bambino inizia a svilupparsi già prima della nascita quando con l’ecografia si vede la prima immagine e si iniziano a percepire i primi movimenti nella pancia. Anche il bambino inizia a conoscere i genitori tramite il suono della loro voce quando è ancora nell’utero materno.

Ma è subito dopo il parto, che  il primo sguardo da inizio ad un legame fisico, emotivo e durerà tutta la vita.

Il bonding può quindi essere considerato un importante istinto umano che aiuta il bambino a soddisfare bisogni primari che riguardano anche l’affettività e la sicurezza e aiuta i genitori a mettersi in relazione positiva con il nuovo cucciolo della famiglia.

Il bonding è il frutto di un amore reciproco, fatto di azioni di cure e interazioni speciali, che crescono e si rafforzano giorno dopo giorno e inizia nei primi momenti dopo il parto, quando il neonato viene posato sul petto nudo della mamma (skin-to-skin). Oltre al tatto, è coinvolto anche l’olfatto, perché per la prima volta il bimbo annusa la pelle della mamma. Anche la vista entra in gioco. Se una mamma non ha la possibilità di vivere questi momenti, non deve preoccuparsi, e ciò vale anche per il papà. La relazione col proprio bambino si può modellare giorno dopo giorno secondo le proprie possibilità, non ci sono regole da seguire. Esistono però diversi gesti che permettono di rafforzare il legame con il bambino.

Il bonding si può costruire fin dal momento della nascita del bambino, grazie anche della presenza di ossitocina, un ormone che stimola immediatamente il loro legame.

Il primo senso che partecipa alla creazione del bonding è l’udito: il bambino sente il battito cardiaco e la voce della mamma, così come quella del papà e degli altri cari, fin da quando è dentro il pancione. Attraverso i suoni, specie quelli della voce materna, infatti, il feto inizia a percepire i significati degli stati d’animo della mamma. Sentirle nuovamente dopo la nascita lo rassicura, ecco perché è importante parlare al bambino durante la gravidanza, o fargli ascoltare musica, da ripetere poi quando il neonato arriverà a casa.

Invece il tatto  è il primo dei sensi a svilupparsi nell’utero materno. Tra tutti i sensi è l’unico di cui non possiamo fare a meno per sopravvivere. Considerando che la pelle è l’organo più grande del corpo, ha i recettori che ci mettono in comunicazione con il mondo esterno.

Durante il massaggio del bambino , i diversi tocchi ritmati, favoriscono e influenzano il sistema ormonale che rilascia gli ormoni del benessere e si abbassano gli ormoni dello stress.

Il bonding naturalmente è scandito dai comuni gesti quotidiani di vita neonatale: dal bagnetto, al massaggio, fino al cambio pannolino.

Cosa c’è di più bello per una mamma che tenere fra le braccia il proprio bambino e sentirne il delicato profumo e la morbidezza? L’abbraccio aiuta a rinforzare il legame tra mamma-bambino e il papà. I bambini adorano essere abbracciati e amano in particolare il modo in cui li abbracciano i loro genitori. E anche se non sanno parlare, riconoscono benissimo i genitori dai loro comportamenti, compreso il modo in cui li abbracciano. Poi il neonato non è in grado di autoregolarsi, quindi quando si tieni in braccio, la sua temperatura corporea lo aiuta a mantenere quella ideale per lui. Ecco allora che l’abbraccio diventa cura, la medicina miracolosa per cancellare stress, pianto, rabbia e capricci del pargolo e sanare le preoccupazioni da parte dei genitori.

Il neonato non ha la capacità motoria di cercare la mamma, ma fin dalla nascita dispone di numerosi strumenti per comunicare i suoi bisogni e generare una risposta di accudimento da parte della mamma: inizialmente lo strumento più utilizzato è il pianto a cui molto presto si aggiungerà il sorriso.

Pianto e sorriso hanno l’effetto di far avvicinare la mamma al bambino e vengono definiti “comportamenti di segnalazione”.

Questi comportamenti vengono utilizzati dal bambino in circostanze diverse: il pianto può segnalare la fame, il dolore o il dispiacere per la separazione dalla madre. Il sorriso segnalano che il bambino è contentonon ha fame e non prova dolore. Il sorriso fa in modo che la mamma risponda, parlando al bambino, accarezzandolo o prendendolo in braccio, garantendo dunque stabilità alla relazione affettiva mamma-figlio. Il sorriso funge anche da rinforzo gratificante per la madre e la predispone a rispondere ai segnali del proprio bambino in modo positivo e tale da favorire una crescita armonica.

Anche i papà con una buona disposizione d’animo e un atteggiamento positivo sapranno occuparsi molto bene di loro creature.

Ecco alcuni consigli per favorire un buon attaccamento fra papà e bambino:

  • Iniziare a facilitare l’attaccamento già prima della nascita, cercando di percepire i movimenti del bambino nel grembo materno appoggiando le mani sul pancione, accompagnando la mamma alle visite e osservando con lei le immagini delle ecografie
  • Visualizzare e immaginare sé stessi nel nuovo ruolo di papà
  • Essere presenti in sala partoal momento della nascita
  • Partecipare attivamente alla cura del bambinoparlandogli, cambiando i pannolini, facendo il bagnetto, facendolo addormentare cantando una ninna nanna, rendendosi disponibili ad aiutare durante i pasti notturni
  • Fare le passeggiate con la carrozzina e passeggino
  • Muoversi in casa tenendo il neonato in braccio
  • papàsono spesso i migliori nel fare facce buffe, canzoni sciocche e suoni stravaganti. Sperimentare per vedere cosa ottiene la maggiore reazione da parte del bambino. E il bambino amerà questo momento speciale con il suo papà.

L’accoglienza del neonato alla vita è essenzialmente un ‘pas à deux’ tra il bambino e la sua mamma in cui i cocktails ormonali sono tali da far scattare l’amore a prima vista. La presenza di un papà è forte e aiuta la mamma a dedicarsi alla sua creatura senza il timore che il suo compagno si allontani, la richiesta è quindi di un uomo maturo che giochi il suo ruolo di papà “pronto”.

Il bambino che ha avuto modo di conoscere il suo papà durante la gravidanza, che ha ben relazionato con lui, sarà un bambino che lo riconoscerà a prima vista e che si metterà in risonanza con lui. Il papà è colui che ‘conduce fuori’, che porta il figlio verso il mondo esterno, va da se che il suo ruolo formativo e educativo sia di fondamentale importanza. Nel papà in attesa si risveglia una componente energetica creativa, contenitiva e protettiva, il suo compito è divenire un guerriero, abbracciare la mamma e il suo bambino.

Si avvia un processo di “maternalizzazione” che esalta le sue componenti legate all’affettività, alla sensibilità, all’intuizione, alla capacità di entrare in contatto empatico con la compagna e con il suo bambino.

L’ossitocina aumenta e il testosterone diminuisce, rendendo il futuro papà più sensibile e più amorevole. Aumenta la prolattina che induce istinti di nidificazione, comportamenti legati all’accudimento e all’amore paterno. L’uomo si concentra maggiormente sull’affettività nella coppia (proprio ciò di cui ha bisogno la sua compagna). L’estradiolo invece aumenta, provocando una forma di regressione intrauterina ricreando lo stesso clima ormonale che ha vissuto nel grembo materno e favorendo la sua comunicazione col bambino prenatale.

Un’esplosione ormonale che fa sì, che quest’uomo diventi il papà più bravo al mondo.  

Articolo dedicato ad ogni papà…con amore e stima

I cicli di vita della donna e l’autocura con la digitopressione: Mtc e arte ostetrica

CICLO MESTRUALE

I punti della digitopressione nel ciclo mestruale trattano principalmente i disturbi della dismenorrea primaria, cioè la sintomatologia dolorosa della fase mestruale, crampi addominali che possono precedere la fase mestruale e disturbi correlati ad ansia e depressione. La digitopressione va eseguita per almeno 2 minuti su ogni lato, anche contemporaneamente con altri punti.

LV3- Tal Chong

Situato sulla parte superiore del piede tra le prime e seconde punte, dove le ossa di queste due dita si uniscono in una forma a ” V”. Aiuta ad alleviare sintomi dello stress, dolore nella parte inferiore della spalla, lombaggine, pressione alta, coliche mestruali, insonnia e ansia.

 

 

 

LI4- Hegu

Si trova sul dorso della mano, all’incontro del prolungamento fra pollice e indice per alleviare il mal di testa da tensione, congestione, da raffreddore, affaticamento della vista e giramento di testa.

 

 

 

 

SP6- Sanyinjiaio

Si trova all’interno di ciascun polpaccio, circa un palmo al di sopra dell’osso della caviglia e sul margine della tibia. Si possono alleviare disturbi quali la ritenzione idrica, crampi addominali e perdite irregolari.

 

 

 

ST36- Zunsanli

Situato sui lati esterni dei polpacci, a circa un dito di distanza dallo stinco e circa quattro dita sotto al ginocchio. Punto che riporta energia, migliora il tono muscolare e rafforza le difese immunitarie. Utilizzato anche per alleviare l’ansia, depressione e senso di sconforto, che spesso accompagnano il calo di energia.

 

 

 

POST-PARTUM

È il periodo di tempo successivo (due ore) all’espulsione della placenta e rappresenta l’inizio del puerperio. In questo momento possono intervenire fenomeni locali, che interessano il tratto genitale, o generali che riguardano gli organi e gli apparati che hanno subito le trasformazioni tipiche della gravidanza.

In questo ciclo di vita della donna la digitopressione interviene nel ridurre il livello di cortisolo, la frequenza cardiaca e minor sintomi di ansia e fatica.

Pressione auricolare- punto Shenmen.

Il punto si trova nell’orecchio, nella parte superiore laterale della fossa triangolare. La pressione va esercitata 3 minuti al giorno dalle prime ore dall’avvenuta nascita.

 

 

 

 

 

ALLATTAMENTO

Il latte materno è la principale fonte di cibo per la crescita e lo sviluppo dei neonati, se questo è insufficiente si crea un ostacolo tra madre e bambino. Uno dei trattamenti per aiutare a produrre maggior ossitocina, e quindi latte, è la digitopressione. Secondo alcuni studi, oltre ad aiutare la produzione dell’ormone, è utilizzata anche per trattare la stasi del latte (ingorgo), minor tasso di febbre e meno sintomi nei cinque giorni successivi al parto. La digitopressione va eseguita per almeno 2 minuti su ogni lato, anche contemporaneamente con altri punti.

GB-21 Jianjing

Localizzato tra la protuberanza ossea del collo, C7, e il punto più alto della spalla, l’acromion. È un punto che può aiutare i primi due stadi del travaglio provando una sensazione “anestetizzante”; nell’allattamento aumenta la produzione di ossitocina e quindi di latte.

 

 

 

 

CV 17 – Ren 17- Shanzong

Punto situato al centro dello sterno, nella linea mediana tra i due capezzoli. Indicato tradizionalmente per regolare il Qi, liberare il torace e rilassare il corpo. Utilizzare per insufficiente montata lattea.

 

 

 

SI 1 – Shaoze

Situato posteriormente dall’angolo del quinto dito (mignolo) della mano, lato ulnare. Tradizionalmente usato per stimolare la montata lattea.

 

 

 

 

 

ST 18 – Rugen

Si localizza sotto il capezzolo, nel quinto spazio intercostale, sulla linea mammillare. Tradizionalmente usato per gestire segni e sintomi di dolore al seno e carcinoma del seno.

Piccoli grandi consigli per le gestanti e famiglie con i neonati…per un sereno e magico Natale 2021!

Natale in famiglia con un neonato

Natale in famiglia con un neonato

La gravidanza è confermata e anche i primi tre mesi, fatti di incredulità e incertezza, sono ormai alle spalle: è arrivato il momento di annunciare a tutti la bella notizia! Perché non approfittare di questo periodo magico per condividere la tua gioia con parenti e amici durante una call per gli Auguri di Natale…

Attenzione a tavola!

  • Giornate passate a tavola, tra portate di gustose pietanze, dolci golosi e spumanti: a Natale le tentazioni di gola sono all’ordine del giorno ed è davvero difficile riuscire a non esagerare! La gravidanza impone un certo controllo, ma senza rinunciare al buon cibo. Si consiglia di ridurre gli affettati, carni crude o poco cotte e lavare bene verdure e frutta. Da evitare anche le uova crude (spesso presenti nelle maionesi …) il pesce crudo e i dolci ricchi di zuccheri raffinati.
  • Non esagerare nelle porzioni per evitare di appesantirsi.

Il neonato e le sue esigenze

  • Un neonato ha esigenze precise, è molto delicato, come delicati sono gli equilibri che si stanno formando in famiglia;
  • Avere un bambino è già un cambiamento enorme nella vita di una persona e di una coppia, e affrontare così presto le feste natalizie può scombussolare. È normale avere voglia di ritirarsi per un attimo con il bambino per una coccola, per allattarlo o semplicemente per stare un attimo soli.
  • I bambini molto piccoli hanno i loro ritmi di sonno-veglia, che bisogna rispettare anche durante periodo Natalizio.
  • Non importa se siamo la nonna, la zia, il cugino, la sorella… Lasciamo spazio anche agli altri per le coccole del nuovo arrivato!
  • Spesso i neogenitori si sentono invisibili. Gli occhi sono rubati dal nuovo bambino, ma non dobbiamo dimenticarci della mamma e del papà! I regali, quindi, apriamoli quando ci sono anche loro, giochiamo alla tombola senza dimenticarceli e facciamo attenzione a non darli per scontati!
  • Un abbigliamento ricercato per festeggiare la felicità. Come da tradizione, Natale e Capodanno sono perfetti per sfoggiare un look più formale impreziosito da dettagli speciali, che valorizzino le nuove forme della futura mamma e immortalarle con scatti fotografici che rimarranno per sempre nel cuore di una famiglia.

I bambini adorano le decorazioni natalizie! C’entra anche il colore rosso!

  • Se avete un bambino piccolo in casa, probabilmente l’emozione grande per il primo Natale del vostro bambino sarà più quella di genitori e nonni. I bambini piccoli adorano il colore rosso che dovrebbe far parte di vostri addobbi. Il rosso è il colore più vibrante e stimolante dello spettro luminoso, eccitando maggiormente il nervo ottico rispetto ad altri colori. È il primo colore che notiamo, che ci attira e che suscita sensazioni vitali, affettive ed emotive. Ai bambini piace.
  • Decorate Albero di Natale e il presepe rendendo il Vostro bambino partecipe, tenendolo in braccio mentre papà appende le palline oppure mostrategli le decorazioni.
  • I neonati e bambini amano la musica e la musica fa bene ai bambini (e anche a noi): perché allora non diffondete nella vostra casa le note dei brani più famosi ed allegre di Natale?

Vi auguro con tutto il cuore di stringervi in un abbraccio a tre e di vivere il primo Natale del Vostro bambino in gioia e serenità.

Con amore, Alexandra!

Temperature rigide

Uscire con il grande freddo neonati

Uscire con il grande freddo neonati

Se esplorare fa bene ai bambini, esplorare l’ambiente all’aria aperta è doppiamente benefico per loro, perché l’esposizione alla luce del sole favorisce la sintesi della vitamina D, importantissima per la crescita e la calcificazione delle ossa, e sincronizza i loro orari interni con il ciclo del giorno e della notte, giova all’umore, invita al gioco e al movimento. Non solo, quanto più tempo si trascorre all’aperto, tanto più basso è il rischio di contrarre infezioni respiratorie, che tendono a circolare nei luoghi chiusi e affollati.

Dopo quanti giorni può uscire di casa un neonato? 

Se sta bene non c’è alcuna controindicazione a uscire all’aria aperta, fin dai primi giorni di vita. Anzi, potrebbe piuttosto essere più rischioso restare sempre chiuso in casa, magari con una temperatura ambientale troppo alta o un’aria troppo secca. Se circa trent’anni fa gli esperti consigliavano di aspettare circa 20 giorni prima di uscire con il neonato, iniziando con una passeggiata di 30 minuti e aumentando poi di 15 minuti ogni giorno, oggi non esistono prescrizioni particolari, se non qualche utile regola di buon senso.

A patto di evitare uscite in condizioni estreme, è bene abituare il bambino fin da subito ad uscire di casa e a stare quotidianamente a contatto con l’aria aperta e la luce, così da garantirgli una crescita sana e numerosi vantaggi sia in termini di rilassamento che di stimoli.

Con l’abbigliamento adeguato si può uscire anche a temperature rigide. Il freddo di per sé non fa ammalare. Stesso discorso per la pioggia che, oltretutto, abbatte la presenza di inquinanti nell’atmosfera.

Come vestire il neonato in questa stagione?

Il modo migliore è “a cipolla” che consente di aggiungere o togliere un indumento a seconda delle necessità. È importante privilegiare le fibre naturali come il cotone che fa respirare la pelle e trattiene il calore.

Possiamo pensare a 4 strati:

  • un primo strato l’intimo o body per riparare dal freddo pancia e schiena;
  • un secondo strato una tutina o una maglia con pantaloncini;
  • un terzo strato un golfino o felpa. I piedini vanno sempre tenuti al caldo, con calzini e babbucce!
  • Infine è il momento della giacca imbottita e un sacco termico. Da non dimenticare, sciarpa e cappello per evitare colpi d’aria a collo, fronte e orecchie, eguanti per tenere al caldo le mani.

Un altro prezioso consiglio, utile prima di portare fuori un neonato in inverno, è di non vestirlo troppo tempo prima di uscire: si rischia infatti che l’organismo del bimbo si surriscaldi, e quindi si raffreddi troppo nel momento in cui si è all’aperto…e si rischia malessere e febbre.

È consigliabile uscire con il neonato la tarda mattinata o il primo pomeriggio, quando generalmente l’aria è più calda. Il paravento e il parapioggia da applicare al passeggino o alla carrozzina è l’ideale per proteggerli e contemporaneamente permettere di uscire in piena sicurezza.

Quando fa troppo freddo per i neonati e lattanti?

Quando le temperature raggiungono lo 0, o addirittura scendono al di sotto dello 0. Quando nevica, quando c’è ghiaccio, quando anche noi adulti facciamo fatica a sopportare le temperature così basse.

È importante ricordarsi che i bambini hanno una capacità di auto-regolazione della temperatura corporea ridotta, rispetto a noi adulti. I neonati, soprattutto, hanno meno grasso sottocutaneo, e non hanno ancora sviluppato la capacità di “tremare dal freddo”, un’azione involontaria del loro corpo che permette di produrre un po’ di calore. Di conseguenza, i bambini, specialmente quelli più piccoli, soffrono le temperature basse più degli adulti. E il rischio, a livelli estremi, è l’ipotermia.

I neonati non tremano dal freddo!

I segnali di ipotermia nei bambini sono:

  • un respiro lento;
  • i suoni o pianto strascicante;
  • le azioni goffe;
  • energia azzerata (non reagiscono sui stimoli…sorriso, carezza);
  • sonno eccessivo;
  • pelle molto arrossata e fredda (poi se la pelle diventa bluastra o giallastra, la situazione è ancora più grave, e parliamo di congelamento)

TAKE HOME MESSAGE:

  • Va ricordato che in condizioni normali la temperatura corporea del neonato è leggermente superiore a quella di un adulto. Disturbi come le colichette o la dentizione poi, potrebbero comportare un innalzamento della temperatura.
  • Nella scelta degli ausili per la prima infanzia è raccomandato optare per modelli che permettano una buona circolazione dell’aria al loro interno e che i materiali a contatto con il bambino siano in fibra naturale, come ad esempio il bambù, che ha proprietà che favoriscono la traspirazione. I tessuti delle cappottine e dei rivestimenti esterni dovrebbero essere imbottiti sia per garantire una maggiore protezione.
  • Per capire se il bambino è surriscaldato (da un abbigliamento eccessivo) e monitorare la sua temperatura corporea basta toccare la nuca o la parte posteriore del collo. La temperatura delle mani e dei piedi infatti non è indicativa.
  • L’assenza di sudore non è un segnale indicativo. Poiché le riserve idriche dei bambini piccoli sono molto limitate, potrebbero smettere di sudare non perché non hanno caldo, ma perché semplicemente l’organismo non riesce più a produrre il sudore.
  • l’aumento dei casi di influenza in inverno non è legato alle basse temperature, ma a germi, virus o batteri, che circolano più favorevolmente negli ambienti chiusi.
  • La vita all’aria aperta, apporta innumerevoli benefici alla salute del bambino, sia fisica che mentale migliorando l’umore del bambino
  • Il neonato ( 0-2 mesi), essendo immobile non produce calore dato dall’attività muscolare, per questo andrebbe protetto e vestito con un abbigliamento più caldo.
  • Bambini della prima infanzia (da 3 mesi a 3 anni) possono essere più attivi, più vivaci amare muoversi nella carrozzina o passeggino perciò è consigliato  un abbigliamento più leggero o “a cipolla”.