Approfondimenti scientifici
Il neonato in montagna: l’altitudine
FOCUS: Neonato in montagna
QUESTO ARTICOLO APPARTIENE AL PRINCIPIO DEL BABY WELLNESS: Cura e attenzioni amorevoli
I consigli del pediatra
Uno dei motivi più importanti che spingono i genitori a prenotare una vacanza in montagna con il proprio neonato è quello di far respirare al proprio piccolo aria sana e pura. Ma non solo. C’è anche il piacere di trascorrere del tempo di qualità nella natura, di passeggiare in località incontaminate, nel silenzio dei boschi e, magari, scappare dall’afa estiva.
Ecco qualche consiglio sul benessere correlato all’altitudine.
- Fino ai 2 anni non è controindicato raggiungere i 2000 mt., mentre sono da evitare salite ad altitudini superiori. Dai dati scientifici risulta che una quota fino ai 1500 mt. è ben tollerata nei bambini sotto i 12 mesi, altitudine alla quale possono soggiornare anche diversi giorni. È possibile superare questo limite (mai oltre i 1500 mt.) purché si salga e si scenda in giornata e che la salita sia lenta e graduale (a piedi e non con mezzi meccanici). I bambini di età compresa tra i 2 e 5 anni possono salire fino ai 2500-3000 mt.
- Mal di montagna: i bambini sono sensibili all’altitudine in modo analogo agli adulti, anche perché il processo di acclimatazione è identico. Tuttavia, i bambini più piccoli hanno delle specificità anatomiche, soprattutto nell’apparato respiratorio, che li differenziano dagli adulti, e possono avere una diversa risposta all’ipossia. Inoltre il bambino non sa riferire la sintomatologia. Questo malessere si potrebbe manifestare con inappetenza, scarsa voglia di giocare, perdita del sonno, vomito e pianto. Normalmente il mal di montagna si rivela entro 12 ore dall’arrivo in montagna.
- È meglio evitare di portare bambini a quote superiori ai 2000 mt se vi sono patologie respiratorie acute. In questo caso, consultare sempre il proprio pediatra.
- Rapidi cambiamenti di quota (salite e/o discese in funivia, per esempio) possono causare dolore auricolare, specie se il bambino lamenta infezioni pregresse alle vie aeree superiori (come un raffreddore). Inoltre, bisogna sapere che, in occasione di rapide variazioni di altitudine, si potrebbero avere problemi di compensazione della pressionetra l’orecchio medio e l’orecchio esterno, con probabile trauma sul timpano (barotrauma). Ciò potrebbe avvenire, per esempio, a chi ha difficoltà a respirare con il naso, magari per un lieve raffreddore. Gli adulti avvertono il problema con la sensazione di “orecchio tappato” mentre il bambino (neonato e/o lattante) segnala normalmente il disagio piangendo. Per prevenire il disturbo è utile stimolare la deglutizione (per esempio allattando o tenendo il ciuccio).
- Si ricorda di adottare le stesse precauzioni di sicurezza viaggiando con l’automobile. Nelle variazioni di altitudine fra 1400 e 2000 metriil neonato o lattante (0-12 mesi di vita) potrebbe accusare disturbi per la rarefazione dell’aria dovuta all’altitudine. Per cercare di limitare il disagio dell’altitudine nei neonati e nei lattanti è consigliabile fare alcune soste, in modo da rendere più graduale l’arrivo a destinazione. Ricordiamo che è assolutamente obbligatorio utilizzare il seggiolino auto omologato.
- È indispensabile tenere conto dell’altitudine anche per la rarefazione dell’aria. Infatti, salendo di quota si riduce progressivamente la pressione barometrica e dell’ossigeno e quindi si ha meno ossigeno a disposizione. A 1500 metri c’è circa l’84% di ossigeno rispetto al livello del mare, a 2000 metri c’è circa l’80%, mentre a 3000 metri circa i due terzi. La riduzione della percentuale di ossigeno nell’aria comporta una progressiva diminuzione della capacità di respirazione che provoca stress e adattamenti molto impegnativi all’organismo, soprattutto quello del bambino.
Bibliografia