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Approfondimenti scientifici

Il Quadrifoglio del bonding: le quattro radici del legame prenatale e postnatale

AUTORE: Dott.ssa Alexandra Semjonova PhD, MBA
FOCUS: Il bonding

Il bonding non è semplicemente un legame affettivo tra neonato e genitori, ma un viaggio straordinario che inizia già nel grembo materno, molto prima del primo respiro.

Secondo la teoria dell’attaccamento di John Bowlby, questa connessione precoce è fondamentale per lo sviluppo di un senso di sicurezza emotiva, che fungerà da base per tutte le future relazioni affettive. Il bonding si configura come un intreccio complesso di segnali neurobiologici, emozioni e comunicazioni silenziose che plasmano profondamente l’anima e il corpo del neonato nei suoi primi mesi di vita. In ambito perinatale, si è soliti distinguere quattro dimensioni fondamentali di questo legame — fisica, emotiva, sensoriale e cognitiva — ciascuna con una propria traiettoria di incontro, scoperta e crescita. Questo dialogo precoce e potente getta le basi per un futuro caratterizzato da fiducia, amore e sicurezza nel mondo.

Bonding fisico

Il bonding fisico inizia già nel corso della vita prenatale attraverso una complessa interazione di segnali fisiologici e comportamentali. Il feto, immerso nell’ambiente uterino, risponde attivamente a stimoli tattili e vibrazioni provenienti dall’esterno — come il tocco delicato sulla pancia materna o la voce materna — mostrando una modulazione precoce del sistema nervoso autonomo.

Studi di imaging fetale hanno evidenziato che tali stimoli non sono percepiti passivamente: influenzano l’attività cardiaca e motoria fetale, configurando un primo dialogo corporeo tra madre e bambino. Contestualmente, la crescente produzione di ossitocina materna — neuropeptide chiave del legame affettivo — crea un terreno neuroendocrino favorevole all’instaurarsi del contatto armonioso, preparando entrambi al momento della nascita.

Dopo il parto, il contatto pelle a pelle (skin-to-skin) rappresenta la forma più immediata e potente di bonding fisico. Tale pratica, supportata da solide evidenze scientifiche, favorisce la regolazione della temperatura corporea, la stabilizzazione cardiaca e l’equilibrio del sistema nervoso autonomo. Il rilascio simultaneo di ossitocina nei genitori e nel neonato consolida un legame profondo, riduce lo stress e promuove la capacità di autoregolazione del neonato, essenziale per il benessere nelle prime ore di vita.

 

Bonding emotivo

Il bonding emotivo si struttura già durante la vita fetale, configurandosi come una forma precoce di comunicazione affettiva tra madre e bambino. Studi neuroendocrini mostrano come le fluttuazioni ormonali materne — come cortisolo, ossitocina e progesterone — influenzino direttamente la risposta fisiologica del feto, che può manifestarsi con variazioni nel battito cardiaco, nei movimenti fetali o nei pattern di sonno.

Ad esempio, quando la madre sperimenta momenti di rilassamento, il feto tende a mostrare un ritmo cardiaco più regolare e una minore attività motoria, segni di uno stato di calma condivisa. Al contrario, situazioni particolari materne possono creare risposte fisiologiche fetali più marcate, suggerendo una vera e propria “empatia prenatale”. Questo scambio neurochimico e neurofisiologico pone le basi per lo sviluppo di circuiti nervosi dedicati alla modulazione emotiva e alla regolazione delle reazioni, fondamentali per il benessere futuro del bambino. Durante la gravidanza, tecniche di rilassamento materno, come la meditazione o il training autogeno, non solo beneficiano la madre, ma influenzano positivamente anche il feto, stabilizzando le sue risposte neurovegetative. Una madre che pratica regolarmente esercizi di respirazione consapevole può, dunque, modulare indirettamente l’ambiente emotivo del bambino in utero.

Dopo la nascita, il bonding emotivo diventa un processo dinamico e interattivo tra neonato e genitore, fondato sulla capacità di riconoscere e rispondere ai segnali emozionali del bambino. Il contatto visivo, il tono della voce modulato e le espressioni facciali di cura stimolano circuiti cerebrali limbici — inclusi amigdala, ippocampo e corteccia prefrontale — coinvolti nell’attaccamento, nell’elaborazione delle emozioni e nella regolazione dello stress. Per esempio, una voce calda e melodica favorisce il rilascio di ossitocina e dopamina nel neonato, rafforzando un senso di sicurezza e tranquillità. La risposta empatica del caregiver, come accogliere il pianto con attenzione o offrire carezze, contribuisce a sviluppare nel bambino un sistema nervoso capace di autoregolazione emotiva, essenziale per la futura resilienza psicologica. In situazioni di disagio, come quando il neonato piange o mostra segni di agitazione, un genitore che risponde con calma, sussurrando parole rassicuranti o mantenendo il contatto pelle a pelle, aiuta a regolare l’attività cerebrale limbica del bambino.

 

Bonding sensoriale

Il sistema sensoriale fetale si sviluppa in modo graduale ma raffinato, consentendo al bambino di iniziare a percepire e rispondere agli stimoli esterni ben prima della nascita. Alcuni studi hanno dimostrato che già nel terzo trimestre il feto è capace di riconoscere la voce materna, differenziandola da suoni nuovi o estranei. Questa precoce esposizione sonora crea una vera e propria memoria sensoriale prenatale, che contribuisce a facilitare la transizione all’ambiente extrauterino, riducendo lo stress associato al parto e ai primi giorni di vita.

Oltre all’udito, il feto percepisce stimoli vibratori e olfattivi, contribuendo alla costruzione di una mappa sensoriale familiare. La madre può potenziare questo processo leggendo ad alta voce o ascoltando musica rilassante durante la gravidanza, creando così esperienze sensoriali che verranno riconosciute dopo la nascita.

Nel periodo postnatale, il bonding sensoriale si manifesta attraverso il contatto fisico, la voce, l’odore e la temperatura corporea. Stimoli che influenzano positivamente la plasticità cerebrale e favoriscono la costruzione di reti neurali responsabili dell’integrazione multisensoriale.

Un esempio efficace è l’uso dell’altalena per neonati, che riproduce il dondolio intrauterino e spesso include suoni familiari e delicati. Questo tipo di stimolazione vestibolare, uditiva e tattile integrata aiuta il neonato a regolare il sistema nervoso e a rafforzare il senso di sicurezza. Un genitore che posiziona il neonato in un’altalena con musica dolce mentre sorveglia e mantiene un contatto visivo rassicurante, crea un ambiente multisensoriale che aiuta il bambino a modulare le proprie risposte allo stress e a sviluppare un senso di tranquillità e attaccamento.

 

Bonding cognitivo

Il bonding cognitivo ha origine nell’apprendimento prenatale, un processo sorprendentemente sofisticato durante il quale il feto inizia a codificare informazioni ambientali complesse, quali la voce materna, i ritmi cardiaci e la musica. Studi come quelli di Granier-Deferre et al. (2011) evidenziano come questa memoria implicita fetale costituisca una prima forma di “dialogo” tra il bambino e il mondo esterno. Tale apprendimento precoce non è solo un mero riconoscimento di stimoli, ma una vera e propria preparazione neurale che condiziona le capacità di attenzione, riconoscimento e risposta dopo la nascita, fornendo una base essenziale per lo sviluppo cognitivo successivo. La madre o la figura di riferimento può leggere ad alta voce storie, cantare o esporre il feto a melodie familiari, creando così una traccia mnestica che il neonato potrà richiamare e riconoscere dopo la nascita, facilitando l’adattamento e il senso di familiarità con l’ambiente.

Dopo la nascita, il bonding cognitivo si manifesta in interazioni attive e complesse, quali il dialogo continuo, la lettura condivisa, il canto e l’osservazione reciproca tra neonato e caregiver. Queste esperienze favoriscono la neuroplasticità, stimolando le aree corticali responsabili del linguaggio, della memoria e delle funzioni esecutive. Shonkoff e Phillips (2000) sottolineano che la presenza di una figura di riferimento pronta a rispondere ai segnali del neonato crea un ambiente sicuro e ricco di stimoli, fondamentale per la formazione di un senso di sé e per l’instaurazione di relazioni sociali significative.

Un ulteriore strumento che integra e potenzia il bonding cognitivo è il tummy time, ovvero il posizionamento del neonato a pancia in giù durante i momenti di veglia sorvegliata. Questa pratica non solo stimola lo sviluppo motorio e la forza muscolare, ma promuove anche una maggiore consapevolezza spaziale e cognitiva. Durante il tummy time, il neonato esercita la coordinazione oculo-motoria, l’esplorazione visiva e tattile dell’ambiente circostante, facilitando l’apprendimento precoce e l’interazione attiva con il caregiver. Incoraggiare brevi sessioni quotidiane di tummy time in presenza della figura di riferimento che parla, sorride e mantiene il contatto visivo con il neonato crea un contesto ricco di stimoli cognitivi e affettivi, rinforzando sia lo sviluppo cerebrale sia il legame di attaccamento.

Bigelow, A. E., et al. (2012). Skin-to-skin contact and voice exposure: influences on infant physiology. Developmental Psychobiology.

Bowlby, J. (1969). Attachment and Loss: Vol. 1. Attachment. Basic Books.

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Granier-Deferre, C., et al. (2011). Fetal responses to maternal voice and heartbeat. Pediatrics.

Kisilevsky, B. S., et al. (2003). Fetal sensitivity to properties of maternal speech and language. Infant Behavior and Development.

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Shonkoff, J. P., & Phillips, D. A. (2000). From Neurons to Neighborhoods: The Science of Early Childhood Development. National Academy Press.