Le abitudini di allattamento nei primi 18 mesi: una fotografia attuale tra Italia e Spagna

Allattare al seno è un gesto profondamente istintivo e intimo, uno dei primi atti d’amore tra madre e neonato, capace di nutrire non solo il corpo, ma anche il legame emotivo. È un’esperienza che attraversa i secoli, le culture, i luoghi, rimanendo sempre uguale nella sua essenza. Madre e bambino si scoprono, si osservano, si sintonizzano in un dialogo fatto di sguardi, respiro e contatto. Il latte materno, in quel momento, non è soltanto alimento: è presenza.

I benefici dell’allattamento al seno sono ampiamente riconosciuti a livello scientifico e promossi da tutte le principali organizzazioni sanitarie internazionali. Il latte materno rappresenta un alimento completo e vivo, in grado di adattarsi alle esigenze del neonato, offrendo una protezione immunitaria preziosa, favorendo lo sviluppo del sistema nervoso e contribuendo a una crescita sana ed equilibrata. Anche per la madre, i vantaggi sono significativi: allattare stimola la produzione di ossitocina, favorendo il recupero post-parto, riduce il rischio di alcune patologie e rafforza il legame affettivo con il proprio bambino.

Eppure, per quanto naturale, l’allattamento non è sempre un’esperienza semplice. Dietro l’immagine idealizzata che spesso lo accompagna, si cela una quotidianità fatta di fatiche fisiche, ostacoli pratici, vulnerabilità emotive. Ogni madre affronta questo percorso in modo diverso, con il proprio corpo, le proprie emozioni e le proprie condizioni di vita.

Per comprendere più a fondo cosa può rendere difficile proseguire con l’allattamento e come supportare concretamente le madri in questo momento così delicato, è stata condotta una ricerca su larga scala promossa da Inglesina, in collaborazione con la Baby Wellness Foundation e realizzata dal team Sfera MediaGroup. Lo studio ha esplorato le dinamiche dell’allattamento nei primi 18 mesi di vita del bambino, con l’obiettivo di indagare:

  • Le abitudini di alimentazione infantile
  • La frequenza e durata dell’allattamento
  • Le condizioni di benessere e disagio riportate dalle madri

Il campione

Lo studio si è svolto in parallelo in Italia e Spagna, due contesti europei accomunati da forti tradizioni familiari, ma con approcci differenti alla maternità.

Il campione complessivo è composto da 2.259 madri con figli di età compresa tra 0 e 18 mesi, con una distribuzione di 720 interviste in Italia e 1.539 in Spagna.

  • La fascia d’età più rappresentata tra le partecipanti è quella tra i 30 e i 39 anni, che costituisce circa il 70% del totale, a conferma del focus sulla primissima infanzia e su una generazione di madri particolarmente coinvolta nel percorso di allattamento.
  • L’indagine è risultata anonima, non incentivata e si è svolta tra febbraio e marzo 2025.

 

PARTE 1 – Le abitudini alimentari nel primo anno e mezzo di vita

Nei primi mesi, il latte rappresenta il pilastro dell’alimentazione del neonato. L’indagine mostra come, nonostante una base comune tra Italia e Spagna, emergano differenze significative nel modo in cui l’allattamento evolve, nella sua frequenza, nella durata e nella gestione logistica.

Dati salienti

  • La media dei pasti di solo latte in entrambi i Paesi è di circa 6 in 24 ore nei primi 18 mesi di vita.
  • Nei primi 2 mesi, si superano le 7 poppate giornaliere in entrambi i Paesi, ma calano più velocemente in Spagna.
  • Il tempo di ciascuna poppata è significativo: nel primo trimestre, il 70% delle sessioni dura tra 15 e 60 minuti.
Qual è l’alimentazione attuale del bebè?
Chart 1 – Tipo di alimentazione attuale del bebè
Chart 1 – Tipo di alimentazione attuale del bebè

In entrambi i Paesi, il latte (da solo o abbinato ad altri alimenti) costituisce la base dell’alimentazione nei primi 18 mesi. Le percentuali sono perfettamente sovrapponibili, segnalando un allineamento culturale su questo aspetto.

Chart 2 – Tipo di alimentazione per fasce d’età
Chart 2 – Tipo di alimentazione per fasce d’età

Il passaggio dall’allattamento esclusivo all’introduzione di altri alimenti avviene con tempistiche diverse: in Spagna è più graduale, mentre in Italia è più rapido. A 8–9 mesi la differenza è significativa.

 

Mediamente, quanti pasti di solo latte fa il bebè in 24 ore?
Chart 3 – Numero medio di pasti di solo latte in 24 ore
Chart 3 – Numero medio di pasti di solo latte in 24 ore

La frequenza media giornaliera delle poppate lungo il corso dei primi 18 mesi di vita del bambino è simile nei due Paesi (5,7 in Italia vs 5,9 in Spagna).

  

PARTE 2 – La comodità e la scomodità nell’allattamento

È possibile che una mamma interrompa l’allattamento… per dolore?

Si. Allattare è un gesto naturale, carico di significato affettivo e biologico. Tuttavia, nella quotidianità di molte madri, si accompagna a disagi fisici concreti: posture scomode, dolori muscolari e stress corporeo che, nel tempo, possono compromettere l’esperienza dell’allattamento stesso.

Questa sezione della ricerca si concentra sul legame tra scomodità fisica e abbandono dell’allattamento. I dati rivelano in modo chiaro: per un numero significativo di madri, il dolore è un ostacolo concreto, tanto da portarle a ridurre o interrompere le poppate.
A questi disagi si aggiunge anche una componente emotiva e psicologica, spesso sottovalutata, che aggrava ulteriormente la fatica del percorso di allattamento.

Dati salienti

  • Oltre il 60% delle mamme in entrambi i paesi dichiara di dover cambiare posizione mentre allatta a causa della scomodità.
  • I dolori più frequentemente riportati dalle madri riguardano la schiena e le spalle (44%), seguiti da braccia e polsi e da fastidi al collo o tensioni muscolari (31%).
  • Circa 1 mamma su 4 (25%) ha pensato (o ha già deciso) di interrompere o ridurre l’allattamento per via del disagio fisico.

 

Quando dai il latte al bebè, ti capita di cambiare posizione perché ti senti scomoda?
Chart 4 – Scomodità e postura
Chart 4 – Scomodità e postura

Più di 4 mamme su 10 in Italia (42%) e 3 su 10 in Spagna (31%) affermano di dover cambiare posizione durante l’allattamento perché si sentono scomode. Questo conferma l’elevato impatto della postura sul benessere fisico delle madri.

 

Quali sono le principali fonti di scomodità durante l’allattamento?
Chart 5 – Scomodità e dolori
Chart 5 – Scomodità e dolori

L’81% delle mamme italiane – ovvero circa 8 mamme su 10 – e il 75% di quelle spagnole – 3 mamme su 4 – soffre di dolori fisici legati all’allattamento. I disturbi più frequenti sono alla schiena, alle braccia e al collo.

 

Hai mai pensato di ridurre o interrompere l’allattamento a causa della scomodità?
Chart 6 – Scomodità e abbandono
Chart 6 – Scomodità e abbandono

In entrambe le nazioni, circa 1 mamma su 4 ha pensato di ridurre o interrompere l’allattamento a causa della scomodità.

 

Quali emozioni provi o hai provato durante i momenti di difficoltà legati all’allattamento?
Chart 7 – Scomodità ed emozioni negative
Chart 7 – Scomodità ed emozioni negative

Il disagio fisico si traduce anche in sofferenza psicologica: il 75% delle madri dichiara di provare emozioni negative nei momenti di difficoltà. Le più frequenti: stanchezza emotiva, frustrazione, senso di inadeguatezza e colpa.

 

Conclusioni: insight chiave e sviluppo futuro

Questa ricerca ha offerto uno sguardo autentico sull’esperienza dell’allattamento nei primi 18 mesi di vita del bambino, mettendo in luce come essa non si riduca alla sola nutrizione, ma coinvolga il benessere fisico ed emotivo della madre, l’organizzazione familiare e le scelte culturali.

Tra le evidenze più rilevanti emerse:

  • Il tempo medio dedicato a ciascuna poppata nei primi tre mesi è significativo: nel 70% dei casi dura tra i 15 e i 60 minuti, segnalando un impegno fisico costante per le madri;
  • Più di 6 mamme su 10 dichiarano di dover cambiare posizione durante l’allattamento per sentirsi più comode, a conferma dell’importanza della postura;
  • I disagi fisici – come dolori a schiena, braccia e collo – sono molto frequenti e spesso sottovalutati;
  • Le difficoltà emotive sono diffuse e collegate alla fatica, al senso di inadeguatezza e al carico mentale.

L’indagine ha quindi restituito una fotografia realistica, dove la motivazione delle madri a proseguire con l’allattamento si intreccia con ostacoli concreti, spesso legati al comfort fisico e al supporto disponibile.

A partire da queste evidenze, è stato possibile definire bisogni reali e quotidiani, su cui fondare nuove soluzioni pensate per migliorare l’esperienza di allattamento. L’ascolto diretto delle madri ha infatti rappresentato il punto di partenza per ripensare strumenti e strategie in grado di alleggerire il carico fisico e mentale che spesso accompagna questo momento così delicato.

Le posizioni per l’allattamento al seno

Nei primi giorni dell’allattamento, è utile per madre e neonato sperimentare diverse posizioni, allo scopo di favorire un attacco corretto, prevenire eventuali difficoltà e rendere il momento della poppata sereno e rilassante per entrambi. La scelta della posizione dipende dal comfort della madre, dalle esigenze del bambino e da eventuali situazioni particolari, come un parto cesareo o difficoltà nella suzione. Di seguito, le principali posizioni raccomandate.

Posizione semi-reclinata (breast crawl)

Questa posizione si ispira al comportamento spontaneo del neonato subito dopo la nascita. La madre si appoggia comodamente con la schiena a cuscini disposti sul letto, su un divano o una poltrona, mentre il neonato viene posizionato sul suo torace, in verticale e pancia contro pancia. Il bambino, seguendo il proprio istinto, cerca autonomamente il capezzolo e inizia la suzione.

Questa posizione favorisce l’avvio dell’allattamento, è rilassante per la madre e permette al neonato di muoversi liberamente. È particolarmente utile in caso di difficoltà di attacco o in presenza di un riflesso di emissione del latte molto forte, poiché la forza di gravità contribuisce a moderare il flusso.

Presa di transizione

Indicata soprattutto nelle prime settimane, la presa di transizione consente alla madre di controllare meglio l’attacco del neonato e offre al bambino una sensazione di contenimento e sicurezza. In questa posizione, la madre sostiene il neonato con un braccio, tenendolo aderente al proprio corpo, con i piedini eventualmente sotto l’ascella, e lo attacca al seno opposto.

Se il bambino è ben sostenuto lungo tutto il corpo, impara più rapidamente a posizionarsi correttamente e a succhiare con efficacia. Questa presa rappresenta una fase di passaggio verso altre posizioni più autonome.

Posizione a culla

La posizione a culla è una delle più comuni, spesso utilizzata anche fuori casa. La madre sorregge il bambino con lo stesso braccio del lato da cui allatta, tenendolo rivolto verso il proprio corpo, con il naso in corrispondenza del capezzolo. Questa modalità consente di avere una mano libera, ed è ideale quando l’allattamento è già ben avviato.

Affinché la madre possa mantenere una postura corretta e prevenire tensioni muscolari, si consiglia l’uso di un cuscino sotto il braccio che sostiene il bambino, in modo da ridurre il carico su spalle e collo.

Posizione da rugby (o sottobraccio)

In questa posizione, il neonato è posizionato sotto il braccio della madre, dallo stesso lato del seno da cui si alimenta. La testa del bambino è sostenuta dalla mano materna, mentre i piedi sono rivolti verso la schiena della madre.

Questa tecnica è particolarmente indicata in caso di parto cesareo, poiché evita pressioni sull’addome. È utile anche per chi ha un seno voluminoso o in presenza di neonati che tendono a essere più passivi o svogliati durante la poppata, poiché il flusso di latte in questa posizione è generalmente più forte fin dall’inizio.

Posizione sdraiata sul fianco

Dopo il parto, o in momenti in cui la madre desidera riposare durante l’allattamento, è possibile assumere la posizione laterale. La madre si sdraia su un fianco, posizionando il bambino accanto a sé, corpo a corpo, con il viso rivolto verso il seno e il naso all’altezza del capezzolo. Il braccio della madre può essere posizionato dietro la schiena del neonato per aiutarlo a mantenere la posizione.

Questa modalità è ideale durante la notte o nei momenti di maggiore stanchezza, offrendo una soluzione confortevole per entrambe le parti.

Posizione della lupa

Questa posizione viene suggerita in situazioni particolari, come in caso di ingorghi mammari o dotti ostruiti. Il neonato viene adagiato in posizione supina su un letto o su un cuscino, mentre la madre si colloca a quattro zampe sopra di lui, allattandolo dall’alto.

La forza di gravità, unita alla suzione del bambino, può facilitare lo svuotamento dei dotti coinvolti e alleviare la tensione mammaria. Sebbene meno comune, questa posizione può essere risolutiva in contesti specifici.

Indipendentemente dalla posizione adottata, è essenziale assicurarsi che l’attacco al seno sia corretto. Il neonato deve essere posizionato con il naso allineato al capezzolo, la bocca ben aperta e in grado di coprire buona parte dell’areola, non solo il capezzolo. Durante la poppata, si alternano in modo fisiologico suzione e deglutizione, senza produrre rumori come schiocchi.

Chiedere supporto

Se si incontrano difficoltà nel trovare la posizione più adatta o se l’allattamento risulta doloroso o inefficace, è importante rivolgersi a una figura esperta. Il supporto può essere fornito da un’ostetrica, una consulente de La Leche League, o una consulente professionale IBCLC (International Board Certified Lactation Consultant), figura sanitaria altamente qualificata nella gestione dell’allattamento e formata secondo gli standard dell’IBLCE (International Board of Lactation Consultant Examiners).

Un allattamento efficace e confortevole è il risultato di un percorso condiviso tra madre e bambino, sostenuto da informazioni corrette, attenzione alle esigenze individuali e, se necessario, da un supporto professionale qualificato.

Ottimizzazione ergonomica dell’angolo di allattamento: un approccio posturale e osteopatico

L’allattamento, pur essendo un atto fisiologico primordiale, implica un considerevole impegno muscolare e articolare da parte della madre. L’allestimento di un angolo di allattamento ottimale, che risponda a precise esigenze ergonomiche, diventa fondamentale non solo per il comfort della madre e del neonato, ma anche per prevenire problematiche muscoloscheletriche che potrebbero manifestarsi a lungo termine. Il concetto di Nursing Station (stazione di allattamento) rappresenta il luogo dedicato al supporto di questa attività, che deve essere concepito in modo tale da agevolare la postura corretta e ridurre al minimo il rischio di sovraccarico muscolare e articolare.

L’importanza dell’ergonomia nella Nursing Station

In media, un neonato si alimenta dalle 8 alle 12 volte al giorno, ma ogni bambino ha i propri ritmi. La durata di ciascuna poppata può variare in base a diversi fattori, come la capacità di suzione del neonato e la composizione del latte materno. La maggior parte del latte viene assunta nei primi 7-10 minuti di allattamento; pertanto, molti neonati completano la poppata in meno di un quarto d’ora. Durante questo periodo, è frequente che il neonato si addormenti e si risvegli più volte. Questo comporta per la madre la necessità di mantenere una posizione statica per un tempo prolungato, aumentando il rischio di sovraccarico muscolare e problematiche articolari, se non si presta attenzione alla postura. Proprio perché nella postazione di allattamento si trascorrono lunghi periodi, è essenziale garantire un’organizzazione efficiente dello spazio e una corretta gestione posturale.

La scelta dello spazio destinato all’allattamento dipende da molteplici fattori, tra cui le abitudini della madre, la disposizione degli ambienti domestici e la disponibilità di supporti ergonomici adeguati. Non esiste un luogo ideale valido per tutte, ma è fondamentale che l’ambiente sia sicuro, confortevole e tranquillo, in modo da consentire alla madre di mantenere una postura corretta e rilassata.

Un ambiente progettato ergonomicamente favorisce il mantenimento di una postura fisiologica, riducendo il rischio di disturbi muscoloscheletrici. Questo non solo aumenta il comfort della madre, ma stimola anche la produzione di ossitocina, un ormone chiave per l’allattamento. L’ossitocina, infatti, facilita l’espulsione del latte e rafforza il legame madre-figlio (bonding), contribuendo al contempo a ridurre i livelli di stress.

 

Elementi essenziali nell’angolo di allattamento

Un’area dedicata all’allattamento, progettata in modo ergonomico e funzionale, dovrebbe essere dotata di tutti gli strumenti essenziali per garantire il massimo comfort materno e neonatale come:

  • Cuscini di supporto: un cuscino per l’allattamento permette al neonato di essere mantenuto all’altezza del seno, riducendo la tensione muscolare sul collo e sulle spalle della madre.
  • Accessori per l’igiene e il comfort: una salvietta per la gestione dei rigurgiti, un bavaglino per il neonato e una coperta o una sciarpa per proteggersi dal freddo durante le poppate notturne.
  • Idratazione e nutrizione: Un contenitore d’acqua e uno snack leggero (frutta secca, frutta fresca, cioccolato) sono utili per mantenere la madre idratata e nutrita, poiché la produzione di latte comporta un elevato dispendio energetico.

 

Principi ergonomici dell’allattamento al seno

Una corretta ergonomia durante l’allattamento è fondamentale per il comfort della madre e la prevenzione di disturbi muscoloscheletrici. Ecco alcuni accorgimenti essenziali:

  • Posizione eretta e supportata: è consigliabile mantenere la colonna vertebrale in posizione eretta, rispettando la curvatura fisiologica naturale. Un adeguato supporto delle aree lombare e cervicale è fondamentale per prevenire l’insorgenza di dolori acuti o cronici.
  • Alternanza delle posizioni: l’allattamento dovrebbe avvenire alternativamente da entrambi i seni, al fine di garantire un equilibrio posturale e ridurre il rischio di sovraccarico muscolare unilaterale. Questa pratica favorisce una stimolazione equilibrata della produzione di latte e alleggerisce la tensione sulla colonna vertebrale.
  • Esercizi di stretching e rinforzo: l’esecuzione regolare di esercizi di stretching per la colonna vertebrale e di rinforzo per i muscoli del tronco e delle spalle è essenziale per prevenire l’insorgere di tensioni muscolari e migliorare la resistenza fisica.
  • Tecniche di rilassamento: la respirazione profonda, la mindfulness o lo yoga sono utili per abbattere il livello di stress e favorire il rilascio di endorfine e ossitocina, migliorando l’esperienza complessiva dell’allattamento.

 

Condizioni dolorose comuni associate all’allattamento

Le problematiche muscoloscheletriche più frequentemente osservate durante il periodo di allattamento includono:

  • Dolore alla schiena: la postura scorretta o il mantenimento di una posizione prolungata possono causare dolore acuto o cronico alla colonna vertebrale, in particolare nelle aree lombare e cervicale. In alcuni casi, i dischi intervertebrali possono essere coinvolti, causando radicolopatie.
  • Dolore al collo: il sovraccarico del rachide cervicale, in combinazione con la tensione muscolare, può indurre rigidità, spasmi muscolari e dolore.
  • Cefalea cervicogenica: le tensioni muscolari a livello del collo e delle spalle possono causare cefalee di tipo tensivo, dovute alla compressione delle strutture muscolari e nervose.
  • Pollice della mamma: questa condizione dolorosa si manifesta per un sovraccarico dei tendini del pollice, causato dai ripetuti movimenti di presa e sollevamento del bambino.

 

Raccomandazioni posturali
  • Mantenimento di una postura neutra: la colonna vertebrale deve essere mantenuta in posizione fisiologica, con il tronco eretto e i segmenti cervicali e lombari correttamente allineati. L’adozione di una sedia ergonomica, associata all’uso di cuscini di supporto, può prevenire la comparsa di dolorabilità muscolare e articolare.
  • Allineamento del collo e della testa del neonato: durante l’allattamento, il neonato deve essere mantenuto in posizione tale da evitare torsioni del capo. La testa del bambino deve essere allineata con il corpo, evitando movimenti forzati che potrebbero compromettere l’efficacia della suzione e causare fastidi a livello del rachide cervicale materno.
  • Supporto per braccia e polsi: l’uso di un adeguato supporto per le braccia e i polsi riduce la compressione dei nervi periferici e minimizza il rischio di sviluppare sindromi da sovraccarico, come la sindrome del tunnel carpale o la tendinite da sovraccarico dei muscoli flessori.

 

Un angolo di allattamento ottimizzato posturalmente è essenziale non solo per il comfort immediato, ma anche per il benessere a lungo termine della madre. Prevenire problematiche muscoloscheletriche durante questo periodo delicato è fondamentale per assicurare che l’allattamento sia un’esperienza piacevole e priva di sofferenza. In caso di dolore persistente o grave, è consigliabile consultare un osteopata specializzato per un trattamento personalizzato e mirato.

Frenulo linguale corto: strategie di identificazione e trattamento per un allattamento efficace

L’identificazione precoce di un frenulo linguale corto è essenziale per prevenire complicazioni nell’allattamento e nello sviluppo del neonato. Un approccio sistematico consente di individuare i segnali di difficoltà e adottare strategie per migliorare l’attacco al seno, ridurre il disagio materno e favorire una crescita adeguata del bambino.

Segnali e sintomi di un frenulo linguale alterato

Per riconoscere questa condizione, è necessario prestare attenzione ad alcuni aspetti fondamentali:

  1. Osservazione della poppata: è importante osservare il comportamento del bambino durante la poppata per rilevare eventuali segni di un attacco non corretto, come una posizione errata del bambino al seno, una posizione non rilassante della mamma, un attacco debole o doloroso, che potrebbe indicare un problema nel modo in cui il neonato si attacca al seno.
  2. Esame del seno materno: controllare che non ci siano segni di infezione o problematiche come un ingorgo mammario o ragadi del capezzolo. L’ingorgo può causare dolore e difficoltà di suzione, mentre le ragadi possono compromettere la funzionalità del seno e generare disagio.
  3. Esame del cavo orale del bambino: è necessario osservare la cavità orale del neonato per escludere la presenza di un frenulo linguale alterato che potrebbe ostacolare una suzione efficace. Un frenulo alterato potrebbe limitare i movimenti della lingua, causando difficoltà nella suzione e possibili dolori alla madre durante l’allattamento.
Strategie di gestione e trattamento

Se il frenulo linguale corto interferisce con l’allattamento, esistono diverse soluzioni per migliorare la situazione.

  1. Rafforzamento della fiducia materna: è essenziale fornire supporto psicologico alla madre, rassicurandola che il dolore associato all’allattamento è un fenomeno transitorio e che, con l’adozione delle opportune misure terapeutiche e un miglioramento progressivo della tecnica di allattamento, il comfort durante la poppata sarà raggiunto. Potenziare l’autoefficacia materna e rassicurare la madre sulla natura fisiologica dell’allattamento è cruciale, poiché questo processo può richiedere un periodo di adattamento individuale.
  2. Ottimizzazione della postura materna durante l’allattamento: il miglioramento della postura durante la poppata è fondamentale per garantire un attacco ottimale e una suzione efficiente. L’adozione di posizioni corrette riduce significativamente il rischio di dolore muscolo-scheletrico, prevenendo tensioni nel collo, nelle spalle e nella schiena, e migliora il flusso di latte, migliorando complessivamente l’esperienza dell’allattamento.
  3. Miglioramento dell’attacco del neonato: l’attacco al seno è un aspetto fondamentale per garantire l’efficacia della suzione e prevenire problematiche dolorose. Se l’attacco non è fisiologicamente corretto, è necessario collaborare con la madre per ottimizzarlo. Modificare la posizione del neonato o l’orientamento del seno può risolvere molteplici difficoltà. Un attacco ben effettuato è cruciale per evitare lesioni al capezzolo, consentire un corretto drenaggio del seno e promuovere una suzione ottimale.
  4. Gestione dell’ingorgo mammario: se necessario, occorre intervenire per ridurre l’ingorgo mammario, che può compromettere l’efficacia dell’allattamento. Ciò può essere ottenuto mediante frequenti poppate, oppure, se il bambino non è in grado di svuotare completamente il seno, attraverso l’uso di tecniche di espressione manuale o l’impiego di un tiralatte, per alleviare la congestione, ridurre la pressione mammaria e ripristinare la regolarità del flusso lattea.

In sintesi, il riconoscimento e la gestione tempestiva del frenulo linguale corto sono essenziali per un allattamento efficace. Un supporto adeguato alla madre e il miglioramento delle tecniche di suzione favoriscono il benessere di entrambi, garantendo un’esperienza serena e un corretto sviluppo del neonato.

Il frenulo sublinguale nell’allattamento: quando l’anatomia influisce sull’esperienza nutrizionale

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e il Ministero della Salute raccomandano l’allattamento esclusivo al seno nei primi sei mesi di vita e la sua prosecuzione fino ai due anni e oltre, integrandolo con alimenti complementari. Oltre ai numerosi benefici nutrizionali, l’allattamento al seno riveste un ruolo centrale nello sviluppo cognitivo, affettivo e fisico del neonato.

Un aspetto spesso sottovalutato è il contributo dell’allattamento allo sviluppo dell’apparato craniofacciale, facilitando la maturazione fisiologica delle strutture muscolari e scheletriche. Un corretto meccanismo di suzione previene l’insorgenza di disfunzioni orali, come vizi di suzione e abitudini non nutritive, che potrebbero compromettere la crescita del bambino. Tuttavia, alcune condizioni anatomiche possono interferire con questo processo.

Il frenulo sublinguale: funzione e anomalie

Il frenulo sublinguale è una sottile membrana fibrosa situata sotto la lingua, che la collega al pavimento della bocca, regolando la sua mobilità. In condizioni fisiologiche normali, il frenulo consente il movimento libero della lingua, facilitando la suzione, la deglutizione e altre funzioni orali. Tuttavia, un frenulo sublinguale anomalo, definito comunemente come frenulo linguale corto o anchilosi linguale, può limitare i movimenti linguali, interferendo con l’attacco al seno durante l’allattamento. Tale anomalia viene comunemente riscontrata nei neonati e può interferire significativamente con la funzionalità della lingua, limitandone il movimento e alterando il processo di suzione-deglutizione.

Questa condizione impedisce l’efficace coordinamento dei muscoli orali, con conseguenti difficoltà alimentari e, se non trattata tempestivamente, possibili disfunzioni respiratorie, disturbi nel sonno e alterazioni nella crescita dentale. In particolare, l’anchilosi linguale può produrre una serie di problematiche orali e sistemiche, inclusi disturbi posturali, vocali e fonatori, che, se non affrontati, influenzano negativamente il benessere generale del bambino. Sebbene non si configuri come una patologia di per sé, un frenulo linguale corto, non diagnosticato e non trattato precocemente, può avere conseguenze a lungo termine sullo sviluppo motorio e sulla relazione madre-bambino, con impatti significativi sulla qualità della vita del neonato.

Le conseguenze di un frenulo linguale corto nel neonato

Le conseguenze di un frenulo linguale anchilosato si estendono a più dimensioni del benessere del neonato e della madre, con impatti significativi sul processo di nutrizione, crescita e sviluppo.

Tra le principali problematiche osservate nel neonato troviamo:

  • Impatto sulla produzione del latte materno: la difficoltà di suzione dovuta a un frenulo linguale corto può compromettere l’efficacia dell’allattamento, riducendo la stimolazione del seno e conseguentemente la produzione di latte.
  • Difficoltà e disagio: la scarsa o inadeguata suzione può rendere l’allattamento doloroso e frustrante, inducendo, nei casi più gravi, alla cessazione prematura dell’allattamento esclusivo al seno.
  • Scarsa o ridotta crescita ponderale del neonato: l’alimentazione inefficace o insufficientemente stimolata può causare carenze nutrizionali, ritardando o ostacolando il normale sviluppo fisico del bambino, incluso il suo accrescimento ponderale.
  • Sonno irregolare e agitato e disturbi del sonno (SDB – OSAS): la difficoltà nell’alimentazione e la conseguente inadeguata crescita possono interferire con il ritmo sonno-veglia, portando a sonno disturbato e a rischio di disturbi respiratori nel sonno come la sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSAS).
  • Innesco della respirazione orale: l’incapacità di utilizzare correttamente la lingua per una suzione adeguata può portare alla formazione di una respirazione orale, che favorisce problematiche respiratorie e orali a lungo termine.
  • Disarmonia nello sviluppo cranio-mandibolare: le difficoltà nella suzione e nella deglutizione possono compromettere lo sviluppo fisiologico delle strutture orali e cranio-facciali, portando a potenziali deformità o disfunzioni a livello mandibolare e facciale.

Per affrontare i problemi relativi all’allattamento e fornire un supporto adeguato, è fondamentale seguire un approccio sistematico che, come spiegato in questo approfondimento, permette di identificare la causa del disagio e intervenire in modo mirato.

Tra miti e realtà: ciò che serve sapere sull’allattamento

L’allattamento rappresenta un momento cruciale per la salute del neonato e, parallelamente, richiede attenzione allo stile di vita della madre. Le necessità nutrizionali della donna che allatta sono da tempo oggetto di studio e approfondimento. In assenza di condizioni cliniche particolari, è sufficiente seguire un’alimentazione equilibrata e completa, assumendo cibi e bevande in quantità e qualità tali da garantire benessere personale e adeguata energia per prendersi cura del proprio bambino.

Non è necessario introdurre alimenti specifici né eliminarne altri durante questo periodo. Le riserve di tessuto adiposo accumulate durante la gravidanza, insieme all’apporto calorico della dieta quotidiana, sono generalmente sufficienti a sostenere la produzione di latte. In media, una donna che allatta ha un fabbisogno calorico superiore di circa 500 kcal al giorno rispetto a una donna che non allatta, per produrre tra i 750 e i 1.000 ml di latte necessari quotidianamente.

Solo in casi di grave malnutrizione la produzione di latte può risultare compromessa. In condizioni di lieve restrizione calorica, l’organismo materno attinge alle riserve, determinando al massimo una leggera riduzione nella quantità o nella componente lipidica del latte. Per quanto riguarda l’assunzione di liquidi, bere in eccesso non incrementa la produzione di latte. È sufficiente idratarsi in base allo stimolo della sete o alla comparsa di urine concentrate.

Chiarimenti e verità sull’allattamento

“Durante l’allattamento si deve mangiare per due”

| Falso: La produzione di latte richiede un incremento calorico modesto, facilmente raggiungibile con una piccola porzione di cibo aggiuntiva.

Alcuni alimenti, come aglio, cipolla, cavoli e broccoli, sono da evitare

| Falso: Non esistono alimenti vietati. Il bambino è già esposto a sapori e aromi nella vita intrauterina e beneficia della varietà alimentare della madre, che arricchisce il gusto del latte. L’alimentazione vegetariana è compatibile con l’allattamento, mentre quella vegana richiede un’integrazione di vitamina B12.

“La birra favorisce la produzione di latte”

| Falso: Non vi sono evidenze scientifiche che supportino l’efficacia di alcuna bevanda nell’aumentare la lattazione. La produzione di latte dipende essenzialmente da un corretto attacco al seno e da una suzione efficace.

“Un bicchiere di vino non è dannoso”

| Vero: Il consumo occasionale di un bicchiere di vino durante i pasti è tollerabile, a condizione che non si allatti subito dopo.

“Caffè e tè devono essere evitati”

| Falso: Non è necessario eliminarli, purché il consumo sia moderato (massimo tre tazzine di caffè al giorno). Dosi elevate (oltre sette-otto tazze) possono causare irritabilità nel lattante.

“Fumare è vietato”

| Vero: L’allattamento rappresenta un’opportunità per smettere di fumare. Il fumo passivo e quello di terza mano – ossia le sostanze residue presenti su vestiti, pelle e capelli – sono dannosi per il neonato. Entrambi i genitori dovrebbero impegnarsi a mantenere un ambiente domestico privo di fumo. Tuttavia, l’abitudine al fumo non costituisce una controindicazione assoluta all’allattamento.

“Non si deve allattare durante il ciclo mestruale”

| Falso: Il ritorno del ciclo mestruale è generalmente ritardato dall’allattamento. In prossimità delle mestruazioni può verificarsi un lieve calo della produzione lattea, che non giustifica l’interruzione dell’allattamento.

“In caso di febbre o influenza è meglio sospendere l’allattamento”

| Falso: In caso di febbre o infezioni lievi, come raffreddore o diarrea, è possibile continuare ad allattare. Gli antipiretici compatibili con l’allattamento includono paracetamolo e ibuprofene, mentre l’aspirina è sconsigliata.

“Durante l’allattamento è meglio evitare l’attività fisica”

| Falso: L’attività fisica è non solo consentita, ma anche consigliata, poiché favorisce il benessere fisico e psicologico della madre.

“Allattare indebolisce l’organismo materno e danneggia i denti”

| Falso: Una corretta igiene orale previene qualsiasi impatto negativo sui denti. L’allattamento non comporta una perdita significativa di nutrienti se la dieta è bilanciata.

“L’allattamento provoca la caduta dei capelli”

| Vero: Si tratta di un fenomeno fisiologico. Durante la gravidanza, l’alto livello di estrogeni rallenta il naturale ricambio dei capelli. Dopo il parto, il ritorno ai livelli ormonali normali determina una caduta temporanea e intensa, ma non preoccupante.

“La miopia è una controindicazione all’allattamento”

| Falso: Si tratta di un mito privo di fondamento scientifico. Non esistono controindicazioni all’allattamento per le donne miopi.

Adottare uno stile di vita sano e informato durante l’allattamento è essenziale per la salute della madre e del bambino. Una nutrizione equilibrata, un’adeguata idratazione, l’attività fisica moderata e l’eliminazione di abitudini nocive costituiscono la base per affrontare con serenità e consapevolezza questo importante periodo. Informarsi e superare falsi miti aiuta a vivere l’allattamento in modo naturale e positivo, valorizzando il ruolo insostituibile che esso ha nello sviluppo del neonato.

Segnali di adeguata produzione e assunzione di latte

L’allattamento al seno deve essere gestito con flessibilità, seguendo i segnali del neonato piuttosto che orari prestabiliti. Una frequenza compresa tra 8 e 12 poppate nell’arco delle 24 ore è considerata fisiologica. È del tutto normale che il ritmo delle poppate non sia regolare: possono verificarsi momenti in cui il neonato richiede il seno più volte in breve tempo, concentrando 2 o 3 poppate nell’arco di poche ore. Questo comportamento, noto come cluster feeding, è tipico dei primi mesi di vita e rappresenta una modalità naturale di stimolazione della produzione di latte.

La durata di ogni poppata può variare notevolmente in base a diversi fattori, tra cui la velocità del flusso lattea e lo stile di suzione del neonato. Un segnale affidabile di sazietà è il distacco spontaneo dal seno: quando il bambino ha assunto una quantità di latte sufficiente, tende a interrompere la suzione da solo.

Indicatori di buona produzione e adeguata nutrizione

Per valutare se il neonato assume una quantità di latte adeguata e se la produzione materna è sufficiente, è utile osservare alcuni segnali concreti:

  • Diuresi: un neonato ben nutrito bagna almeno 5-6 pannolini al giorno, con urine chiare e abbondanti.

  • Alvo: il passaggio dal meconio alle feci giallastre e liquide avviene normalmente intorno al quarto giorno di vita. Durante il primo mese, si possono osservare fino a 8 scariche giornaliere. In seguito, anche una scarica ogni 3-4 giorni può essere considerata normale nei bambini allattati esclusivamente al seno.

  • Crescita e comportamento: un neonato vivace, attento e in crescita regolare rappresenta un segnale positivo di adeguata alimentazione.

Andamento del peso: cosa osservare

Il monitoraggio del peso è un parametro importante, a condizione che venga eseguito con una bilancia accurata e sempre la stessa, per evitare variazioni dovute allo strumento.
Nei primi giorni di vita, è fisiologico che il neonato perda fino al 7-10% del peso alla nascita. Questo calo, tuttavia, deve essere recuperato entro 2-3 settimane. Un avvio precoce dell’allattamento al seno, esclusivo e frequente, contribuisce a ridurre significativamente la perdita iniziale di peso.

Indicativamente, il lattante:

  • Raddoppia il peso alla nascita tra il quarto e il sesto mese di vita;

  • Triplica il peso alla nascita entro il primo anno.

I bambini nutriti esclusivamente con latte materno tendono a guadagnare peso più rapidamente nei primi 3-4 mesi rispetto a quelli alimentati con formula artificiale. Successivamente, la crescita tende a rallentare leggermente, mantenendosi comunque all’interno dei parametri normali.

Andamento della statura: cosa osservare

Come per il peso, anche per la statura è possibile fare riferimento agli standard di crescita elaborati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), basati su dati relativi a bambini allattati esclusivamente al seno. Un incremento costante della lunghezza, in linea con le curve di riferimento, è indicativo di un apporto nutrizionale sufficiente e di uno sviluppo armonico. La misurazione periodica della statura, associata al peso e al perimetro cranico, consente di monitorare in modo completo e affidabile la crescita del neonato.

Attacco al seno e suzione: fondamenti per un allattamento efficace

Un corretto attacco al seno rappresenta uno degli aspetti fondamentali per avviare un allattamento efficace e confortevole, sia per la madre sia per il neonato. Una buona posizione e una suzione efficace favoriscono la produzione e l’emissione del latte, riducono il rischio di dolori al seno e contribuiscono a stabilire una relazione serena e positiva tra madre e bambino.

Come facilitare un attacco corretto

Per garantire un attacco adeguato, la madre dovrebbe assicurarsi che il bambino sia posizionato in modo da avere il corpo rivolto verso il suo, con la pancia a contatto con quella materna. È importante che orecchio, spalla e bacino siano allineati, e che il naso del neonato sia in corrispondenza del capezzolo. Quando la bocca del bambino è ben aperta, è il momento giusto per avvicinarlo al seno, guidandolo verso la mammella, evitando di portare il seno verso il bambino.

Queste indicazioni sono particolarmente importanti durante le prime settimane, quando il neonato sta ancora imparando a poppare. Con il tempo, i bambini diventano sempre più competenti e, insieme alla madre, riescono a gestire in autonomia attacco e posizione.

Segnali di un attacco corretto

Un attacco corretto si riconosce da alcuni segnali chiari:

  • La bocca è ben aperta

  • Le labbra sono estroflesse, rivolte cioè verso l’esterno

  • Il bambino ha in bocca non solo il capezzolo, ma anche una parte significativa dell’areola

  • Il mento è a contatto con il seno materno

Un attacco efficace consente l’attivazione dei riflessi neurormonali della madre, favorendo la produzione di latte (prolattina) e la sua emissione (ossitocina).

I meccanismi della suzione

La suzione efficace si attiva quando il seno stimola le labbra del neonato. In risposta, il bambino inclina leggermente la testa all’indietro, apre bene la bocca e posiziona la lingua in basso e in avanti. Una volta che una porzione adeguata del seno è nella bocca, il capezzolo raggiunge il palato molle, innescando il riflesso di suzione.

La lingua comprime il latte dai dotti lattiferi situati sotto l’areola. Quando la cavità orale si riempie, il neonato deglutisce ritmicamente.

Segnali di una suzione efficace

Una suzione valida è facilmente riconoscibile da una serie di segnali osservabili:

  • Ritmo lento e profondo, spesso intervallato da brevi pause

  • Presenza di deglutizione visibile o udibile

  • Guance piene e tonde, non incavate

  • Fine spontanea della poppata, con il bambino che lascia il seno da solo, apparendo soddisfatto

Questi indicatori aiutano a comprendere se il bambino sta assumendo una quantità di latte adeguata.

Importanza della postura materna

Infine, anche la postura della madre riveste un ruolo determinante. Per favorire una poppata efficace e ridurre lo stress fisico, soprattutto nei primi giorni dopo il parto, è essenziale che la madre si trovi in una posizione comoda, con la schiena ben sostenuta e i piedi appoggiati a un supporto, come un poggiapiedi reclinato, per mantenere le gambe rilassate. Un ambiente tranquillo e confortevole facilita l’allattamento e contribuisce al benessere di entrambi.

Anatomia della mammella e fisiologia dell’allattamento al seno

L’allattamento materno è considerato la modalità più naturale ed efficace per nutrire un neonato. Oltre a garantire protezione contro le infezioni, il latte materno è sterile, sempre disponibile, alla giusta temperatura e pronto all’uso. L’esperienza dell’allattamento favorisce, inoltre, un profondo legame emotivo tra madre e bambino, offrendo al neonato amore, sicurezza e un ambiente affettivo fondamentale per lo sviluppo psicofisico.

Struttura della ghiandola mammaria

La mammella è una ghiandola esocrina formata da più lobi, ciascuno dei quali è suddiviso in lobuli. L’unità funzionale dei lobuli è l’alveolo, la sede in cui viene prodotto il latte. Il latte passa dai duttuli ai dotti galattofori, che confluiscono verso il capezzolo, dove viene espulso durante la suzione.

Ogni alveolo è costituito da:

  • Cellule epiteliali (lattociti), che producono il latte

  • Cellule mioepiteliali, che lo spingono verso i dotti durante la contrazione

Tutti i lobi e i lobuli sono circondati da tessuto adiposo e separati da tessuto connettivo fibroso che funge da struttura di sostegno.
La forma del seno, la grandezza del capezzolo o eventuali leggere asimmetrie tra le mammelle non influiscono sulla capacità di allattare.

Ormoni e modificazioni durante la gravidanza

A partire dal menarca e, con maggiore intensità, durante la gravidanza, il tessuto mammario subisce modificazioni significative sotto l’effetto di diversi ormoni:

  • Estrogeni: stimolano lo sviluppo dei dotti galattofori

  • Progesterone: favorisce l’aumento di volume di alveoli e lobi

  • Prolattina: contribuisce all’ingrossamento della mammella e alla preparazione alla lattazione

Durante la gravidanza, si osserva un aumento della pigmentazione dell’areola, della dimensione del capezzolo e della visibilità dei vasi sanguigni sottocutanei, tutti segni dell’adattamento fisiologico della mammella alla funzione di allattamento.

Le fasi della lattazione

La produzione di latte materno, nota come lattazione, si suddivide in quattro fasi principali:

  1. Lattogenesi I (dalla metà della gravidanza al 2° giorno post-partum)
    Inizia la sintesi del latte, sotto controllo ormonale. In questa fase si produce colostro.

  2. Lattogenesi II (dal 3° all’8° giorno post-partum)
    Si ha un aumento significativo della produzione lattea, spesso accompagnato da ingorgo mammario. Il controllo è ancora endocrino e si completa entro 30–40 ore dopo il parto.

  3. Galattopoiesi (dal 9° giorno fino all’inizio dell’involuzione)
    La produzione di latte viene regolata principalmente da stimoli locali, in base alla frequenza e all’efficacia della suzione. Questo meccanismo di controllo autocrino segue il principio della domanda-offerta. La produzione si stabilizza intorno alla 4a–6a settimana post-partum.

  4. Involuzione (circa 40 giorni dopo l’ultima poppata)
    Inizia quando il bambino riduce le poppate o inizia l’alimentazione complementare. L’accumulo del Fattore Inibitore della Lattazione (FIL) riduce progressivamente la produzione.

Ruolo degli ormoni nel mantenimento dell’allattamento

Dopo il parto, i livelli di estrogeni e progesterone diminuiscono rapidamente, permettendo alla prolattina e all’ossitocina di assumere un ruolo centrale:

  • Prolattina: stimola le cellule epiteliali dell’alveolo a produrre latte. Ha un andamento circadiano, con valori più elevati durante la notte. Allattare di notte favorisce, quindi, una maggiore produzione di latte.

  • Ossitocina: induce la contrazione delle cellule mioepiteliali intorno agli alveoli, favorendo il flusso del latte verso il capezzolo (riflesso di eiezione). La sua secrezione è stimolata da contatti fisici, emozioni positive, coccole e carezze, ma può essere inibita da stress, dolore, nicotina o alcol.

Fattore Inibitore della Lattazione (FIL)

Il FIL è una sostanza prodotta localmente dagli alveoli che regola la produzione del latte. Quando il seno non viene svuotato regolarmente, il FIL si accumula e inibisce la sintesi lattea. Solo una rimozione frequente ed efficace del latte – tramite poppate regolari, spremitura manuale o uso del tiralatte – può contrastare questa inibizione e mantenere una produzione adeguata.

L’allattamento al seno è un processo complesso, regolato da un sofisticato sistema anatomico e ormonale. Comprendere il funzionamento della mammella e le fasi della lattazione aiuta a favorire un allattamento efficace, duraturo e sereno.