Latte materno e immunità del neonato

Il latte della mamma è fondamentale per la crescita del microbiota intestinale del bambino. È un preziosissimo alleato per lo sviluppo del sistema immunitario del neonato, agendo come barriera contro i patogeni.

In condizioni normali, i batteri (come per esempio i bifidobatteri e i lattobacilli) svolgono un’azione protettiva per l’organismo del neonato e neutralizzano i batteri nocivi. L’intestino di ogni essere umano è popolato da un centinaio di trilioni di batteri essenziali per il funzionamento del nostro corpo, una specie di “super organismo” che provvede alla digestione di alcuni nutrienti, alla sintesi delle vitamine K e di quelle del gruppo B, stimola le difese immunitarie e rafforza la barriera mucosa intestinale. Lo squilibrio tra batteri buoni e batteri dannosi potrebbe causare uno stato infiammatorio e indebolire la barriera mucosa intestinale del neonato, aprendo la strada a diverse malattie. L’equilibrio del microbiota quindi è fondamentale per il sistema immunitario del neonato e previene numerose patologie anche in futuro.

Fino a poco più di 15 anni fa si pensava che il latte materno fosse sterile, oggi sappiamo che nel latte sono presenti circa 600 specie di batteri buoni “salutari” (MOM) provenienti da fonti interne ed esterne alla mammella (al seno della mamma).

I batteri buoni del latte materno (MOM) giungono nel latte trasportati dalle cellule della immunità innata della mamma (chiamate anche cellule dendritiche) dall’intestino materno in un circolo prezioso chiamato “circolo enteromammario”.

Si stima che i bambini allattati al seno ricevano 100 batteri al giorno, sulla base di un consumo medio giornaliero di 800 ml di latte! Perciò ogni giorno in più con latte della mamma, aiuta a rinforzare l’immunità del neonato.

I neonati allattati al seno ricevono, con il latte materno, un mix complesso (costituito da nutrienti, proteine ad azione antimicrobica, SCFA, anticorpi, batteri vivi, prebiotici come gli HMO ovvero oligosaccaridi) che influenzerà l’ambiente in cui si svilupperà il loro microbiota.

Gli oligosaccaridi del latte umano (HMO) sono i costituenti principali del latte materno e incentivano la crescita di specifici taxa batterici intestinali nel neonato. Influenzano la composizione del microbiota del neonato in quanto vengono digeriti solo parzialmente nell’intestino tenue e raggiungono il colon, dove vengono fermentati, principalmente da Bifidobacterium, per produrre SCFA  ovvero gli acidi grassi a corta catena con funzione protettiva.

Il microbiota del latte materno (MOM) si armonizzerà con il microbiota già presente nell’intestino del bambino producendone sviluppo e funzioni.

Gli oligosaccaridi (HMO) del latte materno sono in grado di impedire l’attacco alle cellule epiteliali del tratto gastrointestinale di agenti patogeni e tossine, come Campylobacter jejuni, Escherichia coli, Vibrio cholerae, Salmonella fyris, Helicobacter pylori, tossine batteriche, Entamoebahistolytica e virus. Quando agenti patogeni o tossine si legano agli HMO, vengono rimossi dal tratto gastrointestinale e non causano dunque alcuna patologia. In questo modo il neonato possono vivere  sani

Il microbiota intestinale dei neonati allattati al seno, infatti, presenta una composizione più ricca in specie di Bifidobacterium tra cui B. breveB. bifidum e B. longum.

Da tempo si conosce la capacità che ha, il latte materno, di proteggere il bambino, non solo nei mesi in cui viene assunto, ma anche a distanza nel tempo, persino in età adulta.

La letteratura scientifica ci insegna che i bambini allattati al seno materno sono adulti meno allergici e meno ammalati, di quelli che il latte materno non lo hanno assunto.

Stili salutari in allattamento

I bisogni nutrizionali della donna che allatta sono da sempre oggetto di attenzione particolare. In realtà per una mamma che allatta e non ha problematiche cliniche particolari, è sufficiente introdurre alimenti e bevande in quantità e di qualità adeguate a sentirsi bene ed essere in grado di prendersi cura della famiglia, assumendo tutte le proteine, le vitamine e i minerali di cui ha bisogno.

Non è necessario mangiare alimenti speciali o evitarne alcuni durante l’allattamento. La riserva di tessuto adiposo accumulato in gravidanza associata all’energia introdotta con l’alimentazione quotidiana assicurano la produzione di latte durante l’allattamento. Rispetto a una donna che non allatta, servono mediamente circa 500 calorie in più al giorno per produrre la quantità di latte (750-1.000 ml) che serve al bambino.

Solo in condizioni di grave malnutrizione la produzione del latte viene compromessa: con una riduzione modesta di cibo entrano in gioco le scorte materne e, al massimo, la produzione di latte si riduce di poco come quantità e come contenuto di grassi. Quanto all’introito di liquidi, le madri che allattano al seno sono spesso incoraggiate a bere molto.

Tuttavia forzare questo meccanismo fisiologico non aumenta l’apporto di latte ma può persino ridurlo. Una madre deve perciò bere quando ha sete o se nota che le sue urine sono scarse o concentrate.

 

Alcuni falsi miti da sfatare:

Quando si allatta si deve mangiare per due.
FALSO: Una mamma produce da 750 ml a un litro di latte e necessita di 500-700 calorie aggiuntive, una quota di energia facilmente assimilabile con una piccola porzione di cibo in più.

Molti cibi, come aglio, cipolla, cavoli, broccoli, sono controindicati durante l’allattamento.
FALSO: Una donna che allatta al seno deve sentirsi libera di mangiare secondo le proprie abitudini. Non ci sono alimenti vietati, anche perché nella vita intrauterina il bimbo già si abitua a sapori, gusti e/o spezie. Più l’alimentazione della mamma è variata, più il latte cambia sapore e maggiore è il gusto che prova il bambino. Inoltre, poiché il cibo fa parte della cultura, rispettare le abitudini alimentari significa rispettare la cultura di una persona. L’alimentazione vegetariana non pone problemi in allattamento, mentre nell’alimentazione vegana il latte materno può essere carente di vitamine B12, che la mamma deve assumere.

Bere birra facilita la lattazione.
FALSO: Non è documentato che alcun tipo di bevanda assunta in abbondanza faciliti la produzione di latte, che dipende in gran parte dalla correttezza dell’attacco e dall’efficacia della suzione.

Un bicchiere di vino non fa male.
VERO: Un bicchiere al pasto è consentito occasionalmente, ma è bene adottare la semplice precauzione di non allattare il bambino subito dopo che si è bevuto.

Il caffè e il tè vanno aboliti.
FALSO: Non ci sono prove scientifiche sul fatto che siano dannosi e vadano quindi aboliti. Va usato il buon senso, non superando le tre tazzine al giorno se gradite. Solo il consumo elevato (7-8 tazze) può determinare il rischio di irritabilità nel lattante.

È vietato fumare.
VERO: Gravidanza e allattamento sono una buona occasione per smettere di fumare. È importante creare un ambiente libero dal fumo, eliminando non solo il fumo passivo, ma anche quello cosiddetto di “terza mano” e cioè l’odore e le sostanze che rimangono sul corpo e sui vestiti dei fumatori e vengono respirate e assorbite dai conviventi. L’impegno a non fumare vale per entrambi i genitori che devono essere consapevoli che il fumo in casa è più dannoso dell’inquinamento perché si respira in un ambiente più ristretto e chiuso. Se una donna che allatta non riesce comunque a smettere di 40 fumare, questo non rappresenta una ragione per rinunciare all’allattamento al seno.

Durante il ciclo mestruale non si deve allattare.
FALSO: Se si allatta in maniera corretta generalmente la ricomparsa delle mestruazioni viene ritardata. È possibile che la madre noti un lieve calo nella produzione di latte in prossimità della mestruazione.

In caso di febbre, influenza, raffreddore o diarrea della mamma è meglio non allattare.
FALSO: Se è comparsa la febbre, l’infezione è già in corso e quindi il bambino ha già reagito. Si possono prendere antipiretici come il paracetamolo o l’ibuprofene, ma non l’aspirina. In caso di diarrea si può proseguire tranquillamente l’allattamento.

Durante l’allattamento, la madre deve evitare l’attività sportiva.
FALSO: La mamma può e deve fare attività motoria.

Allattare indebolisce e depaupera le risorse dell’organismo materno. In particolare danneggia i denti della mamma.
FALSO: Basta mantenere una corretta igiene orale.

Fa cadere i capelli.
VERO: Si tratta dei capelli che non sono caduti durante la gravidanza per effetto degli estrogeni e cadono tutti contemporaneamente dopo il parto con la discesa del tasso ormonale: una donna non in gravidanza ha lo stesso ricambio, ma più graduale.

E’ controindicato nelle donne che soffrono di miopia.
FALSO :Si tratta di una convinzione superata, non esistono controindicazioni al riguardo.

Segni di adeguata produzione e assunzione di latte

Il neonato dovrebbe essere allattato al seno liberamente, senza orari fissi e frequentemente. Una frequenza di 8-12 poppate al giorno è da ritenersi nella norma, così come un ritmo irregolare delle poppate (per esempio 2-3 poppate a intervallo di un’ora l’una dall’altra, quindi concentrate nell’arco di un paio d’ore).

La durata del pasto è molto variabile, in rapporto alla velocità di flusso del latte e al comportamento del neonato: quando il bambino è sazio si stacca da solo.

I segni affidabili di un’adeguata produzione e assunzione di latte sono:

  • l’emissione di urine e feci
  • un bambino vivace e che cresce bene.

Se l’allattamento procede bene, il bambino deve bagnare 5 o 6 pannolini al giorno con urina chiara e diluita.

Per quanto riguarda le feci, è normale il passaggio dal meconio alle feci il quarto giorno di vita, e l’emissione di feci molto liquide e giallastre (3-8 scariche al giorno per tutto il primo mese, poi in media almeno una scarica ogni 3-4 giorni).

L’aumento di peso è un segno affidabile, se è disponibile una bilancia accurata e si possono ripetere regolarmente i pesi con la stessa bilancia. I neonati possono perdere il 7-10% del loro peso alla nascita nei primi giorni, ma devono riguadagnare quanto perso in 2-3 settimane. Se le mamme iniziano ad allattare in maniera esclusiva subito dopo la nascita, con poppate frequenti ed efficaci, possono perdere pochissimo peso.

Indicativamente, un lattante raddoppia intorno al quarto-sesto mese il proprio peso corporeo alla nascita e lo triplica all’anno. I bambini nutriti subito dopo la nascita esclusivamente con latte materno, rispetto a quelli nutriti con latte artificiale, guadagnano più rapidamente peso nei primi 3-4 mesi, poi l’andamento si fa relativamente più lento. Per valutare la crescita di tutti i bambini, sono disponibili gli standard dell’OMS.

Le posizioni per allattare

Nel primo periodo dell’allattamento, quando mamma e bambino iniziano a conoscersi, può essere molto utile sperimentare posizioni diverse. Sia per favorire un buon avvio dell’allattamento, sia per rendere la poppata un momento di wellness e relax per tutti e due. La posizione che lascia la massima libertà al bambino, è la stessa del breast crawl: la mamma si appoggia con la schiena ad alcuni cuscini sostenuti dal divano, dalla testata del letto o da una poltrona, posa il bambino sul suo petto, pancia contro pancia, in posizione verticale e lascia che sia lui a trovare il capezzolo e succhiare il latte. La mamma è in una posizione rilassante e il piccolo può muoversi liberamente e seguire il suo istinto.

Si suggerisce in particolare quando il neonato fa fatica ad attaccarsi o quando il riflesso di emissione della mamma è intenso: la forza di gravità riduce il flusso di latte e il bambino può staccarsi dal capezzolo se ne arriva troppo. Per le prime poppate, poi, viene suggerita anche la presa di transizione che permette alla mamma di controllare l’attacco e fa sentire il piccolo contenuto e protetto, in modo che possa rilassarsi e pensare solo a poppare. La mamma lo tiene con un braccio, ben aderente al corpo ed eventualmente con i piedini sotto la sua ascella, e lo attacca al seno opposto. Se tutto il suo corpo è sorretto, il bambino impara prima ad attaccarsi correttamente e a succhiare.

Anche la mamma, però, deve essere comoda, così da potersi rilassare durante la poppata, evitando tensioni muscolari a livello di collo, spalle e schiena. Può aiutarsi, per esempio, mettendo un cuscino sotto il braccio che sorregge il bebè, in modo da scaricare parzialmente il peso. La presa di transizione è una variante della posizione a culla, usata dalla maggior parte delle mamme, specie fuori casa. La mamma sorregge il bambino con un braccio, tenendolo rivolto contro il suo corpo con il naso davanti al capezzolo, e lo attacca al seno dello stesso lato, avendo così una mano libera.

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In alternativa, c’è la posizione da rugby o sottobraccio: il corpo del bambino è sotto il braccio della mamma, dallo stesso lato del seno da cui sta poppando, che gli sorregge la testa con le dita, tenendola di fronte al seno, mentre i piedini sono rivolti verso la schiena materna. È utile in caso di cesareo, perché il piccolo non pesa sulla ferita, quando la mamma ha un seno abbondante e vuole controllare l’attacco e quando il neonato è un po’ svogliato perché in questa posizione il flusso del latte è forte fin dall’inizio.

Dopo un cesareo o subito dopo il parto, ma anche in tutte le occasioni in cui la mamma si vuole riposare, è possibile allattare da sdraiate sul fianco, corpo a corpo con il piccolo, con il suo viso davanti al seno e il naso all’altezza del capezzolo, aiutandolo a stare in posizione, tenendo il braccio dietro la sua schiena.

Infine, la posizione della lupa, suggerita in caso di dotti ostruiti o ingorghi mammari. Il neonato è sdraiato supino in mezzo al lettone, o su un cuscino se necessario, e la mamma si colloca a quattro zampe sopra di lui per allattarlo dall’alto. La forza di gravità e la suzione del bambino favoriscono lo svuotamento e alleviano la sensazione di tensione del seno. Qualunque sia la posizione prescelta, che ogni coppia mamma e bambino trova insieme dopo alcuni tentativi, è sempre importante verificare che l’attacco del bambino al seno sia corretto. Il piccolo deve essere messo in modo da avere il naso di fronte al capezzolo, la bocca deve essere ben aperta e comprendere buona parte dell’areola, mai solo il capezzolo.

Nel corso della poppata, poi, il bambino fisiologicamente alterna suzione e deglutizione e non si devono sentire schiocchi o altri rumori. Se l’attacco non è corretto e si dovesse percepire dolore, bisogna staccare delicatamente il bambino e riprovare a posizionarlo. Allattare non deve mai fare male. E se si ha l’impressione di non riuscire a trovare il modo giusto, meglio chiedere subito aiuto ad un’esperta in allattamento materno: un’ostetrica del consultorio, una volontaria de La Leche League o una consulente professionale IBCLC (International Board Certified Lactation Consultant), ovvero il Consulente Professionale in Allattamento Materno, una figura professionale specializzata nella gestione clinica dell’allattamento al seno e della lattazione umana che si forma sulle direttive della IBLCE (International Board of Lactation Consultant Examiners), costituita in America nel 1985 per garantire che le consulenti certificate avessero una preparazione standard e di alta qualità.

Attacco al seno e suzione

Young woman breastfeeding her baby at home

Uno degli aspetti fondamentali per avviare ad un corretto allattamento è il corretto attaccamento al seno:

La mamma deve assicurarsi che abbia la pancia a contatto con il corpo del bambino, che l’orecchio, la spalla e il bacino siano in asse, che il nasino del bambino sia di fronte al suo capezzolo. Poi deve aspettare che la bocca del bambino sia ben aperta per permettergli di prendere una buona porzione di seno oltre al capezzolo e muovere il bambino verso la mammella (e non viceversa).

Queste indicazioni valgono per i neonati e nelle prime settimane di avvio dell’allattamento. Successivamente, i bambini diventano “piccoli esperti” nel poppare al seno e, in genere, gestiscono efficacemente l’attacco e la posizione insieme alla mamma. Quando il bambino si attacca al seno, si attivano riflessi neurormonali che stimolano la produzione di latte e la sua emissione.

Il bambino è attaccato correttamente al seno se:

  • la bocca è ben aperta e le labbra sono estroflesse
  • il bambino ha in bocca oltre al capezzolo anche buona parte dell’areola
  • il mento del bambino è a contatto con la mammella.

Poi occorre osservare se la suzione è efficace, ossia se sono presenti tutti i riflessi che la determinano. Quando il seno tocca le sue labbra, il bambino sposta la testa leggermente all’indietro, apre bene la bocca e posiziona la lingua in basso e in avanti per cercare il seno.

Appena il bambino si trova sufficientemente vicino al seno e ne ha preso una porzione abbastanza grande, il capezzolo arriva a toccare il palato molle stimolando la suzione.

A questo punto la lingua spreme il latte dai dotti sotto l’areola. Infine quando la parte posteriore della bocca si riempie di latte, il bambino deglutisce.

I segnali di una suzione valida sono:

  • una suzione lenta e profonda, a volte con una breve pausa
  • una deglutizione visibile
  • guance piene e arrotondate
  • fine spontanea della poppata da parte del bambino, che lascia il seno da solo e sembra soddisfatto.

Infine va osservata se è corretta la posizione della madre mentre allatta. Per una buona riuscita dell’allattamento, particolarmente nei primi giorni dopo il parto, la mamma deve assumere una posizione confortevole che sostenga la schiena e tenere i piedi appoggiati al pavimento o su un rialzo, in modo che le gambe siano rilassate.

Vantaggi dell’allattamento al seno

Per un neonato non c’è alimento migliore del latte della sua mamma. È un alimento completo, vivo e non richiede integrazioni. Il latte materno, infatti, apporta tutte le sostanze essenziali che gli assicurano un’ottima crescita; inoltre la sua particolare composizione nelle prime poppate (il colostro) gli garantisce importanti fattori protettivi in grado di salvaguardare la sua salute futura e difenderlo dalle infezioni.

Il latte materno non ha mai la stessa composizione nel tempo e la stessa consistenza durante il corso della poppata. Per meglio adeguarsi alle necessità di crescita del neonato, infatti, nel tempo modifica la sua formula, rendendola unica e inimitabile. Non è un semplice nutrimento, ma un composto vivo che si modifica sulla base delle esigenze del singolo bambino. Contiene poi sostanze bioattive e immunologiche che non si trovano nei sostituti artificiali e che invece sono fondamentali sia per proteggere il bambino da eventuali infezioni batteriche e virali, sia per favorire lo sviluppo intestinale.

Le mamme saranno felici di sapere che l’allattamento è un investimento sulla salute futura del loro bambino. Le ricerche indicano che i bambini che sono stati allattati al seno sarebbero anche protetti dalle malattie croniche, come l’asma e alcune forme di tumore infantile. Potrebbero manifestare anche un rischio ridotto di sviluppare allergie e diabete.

Prima che un bambino nasca, l’utero lo protegge dalla maggior parte dei germi ai quali è esposta la madre. Dopo la nascita, il latte materno continua a proteggerlo contro molti dei virus, batteri e parassiti con cui il neonato viene in contatto.

È ormai condiviso a livello internazionale che l’allattamento per il bambino:

  • riduce l’incidenza e la durata delle gastroenteriti
  • protegge dalle infezioni respiratorie
  • riduce il rischio di sviluppare allergie
  • migliora la vista e lo sviluppo psicomotorio
  • migliora lo sviluppo intestinale e riduce il rischio di occlusioni
  • contribuisce a una migliore conformazione della bocca
  • protegge contro le otiti
  • riduce il rischio di diabete e di tumori del sistema linfatico

Non solo il bambino, anche la mamma trae notevole beneficio nell’allattare al seno il proprio piccolo.

Ed ecco i vantaggi per la mamma:

  • stimola la naturale contrazione dell’utero riducendo il naturale sanguinamento post partum e consentendo all’utero di tornare alle dimensioni normali più velocemente
  • aiuta a perdere il peso accumulato durante la gravidanza
  • riduce il rischio di sviluppare osteoporosi
  • previene alcune forme di tumore al seno e all’ovaio
  • aiuta a distanziare le nascite
  • riduce i rischi di anemia
  • aiuta a stringere i legami familiari
  • è gratuito, non ci sono costi di preparazione
  • è pratico: sempre pronto alla giusta temperatura

Il latte della mamma

Se state allattando, voi e il vostro bambino siete partiti con il piede giusto.
Il Ministero per la Salute raccomanda l’allattamento al seno esclusivo per i primi sei mesi di vita, con un inserimento graduale degli alimenti solidi quando il bambino è pronto. Il Ministero raccomanda di continuare l’allattamento anche dopo l’anno di vita. Comunque, se anche doveste allattare per poche settimane, in quel periodo il vostro bambino riceverà molti nutrienti importanti.

Il colostro, e’ un liquido denso e vischioso di colore variabile dal giallo all’arancio, è prodotto dal seno a partire dal settimo mese di gravidanza e la sua produzione continua durante i primi giorni dopo il parto. Il colostro è perfetto come primo alimento dei neonati: è povero di grassi e ricco di carboidrati, proteine, vitamina A e anticorpi. Ha un’alta digeribilità e nello stesso tempo un elevato potere nutrizionale. Il suo effetto lassativo aiuta il neonato a eliminare le prime feci (meconio) e ad espellere l’eccesso di bilirubina, aiutando a prevenire l’ittero. Il colostro è prodotto in piccole quantità, adeguate alle dimensioni dello stomaco del neonato e alla funzione dei reni che, ancora immaturi, non sono in grado di gestire grandi volumi di liquidi. Le IgA secretorie contenute nel colostro rivestono l’intestino del neonato e rappresentano la prima immunizzazione contro molti virus e batteri, favorendo la colonizzazione dell’intestino con batteri benefici.

Nei 2-3 giorni successivi al parto il colostro si trasforma gradualmente per diventare latte maturo. Il latte prodotto in questa fase si definisce latte di transizione e, dati i cambiamenti della composizione in atto, diventa più opaco e progressivamente più bianco. La formazione del latte maturo avviene in genere dopo 3-4 giorni dal parto con la montata lattea (che può essere un po’ più tardiva in caso di parto cesareo). I tempi di evoluzione da colostro a latte maturo sono comunque soggetti a grande variabilità interindividuale.

Nel primo periodo se il bambino ha sete assume prevalentemente il primo latte, prodotto all’inizio della poppata meno grasso e più ricco di acqua e lattosio; se ha fame rimane attaccato più a lungo, fino a prendere anche il latte terminale.

La composizione del latte varia da donna a donna e anche a seconda dello stadio della lattazione e dell’allattamento. Il latte materno pretermine (prodotto da una donna che ha partorito prima delle 37° settimana di gravidanza) contiene una maggiore quantità di proteine, maggiori livelli di alcuni minerali, come il ferro, e ha proprietà immunologiche più spiccate del latte maturo, il che lo rende più adatto ai bisogni del neonato nato prima del termine. Il latte materno maturo contiene tutti i nutrienti principali: proteine (tra cui enzimi), carboidrati, grassi, ormoni, vitamine, minerali e acqua, in quantità che rispecchiano i bisogni del bambino e in forma assimilabile. Esso cambia in relazione all’ora del giorno, alla durata di una poppata, ai bisogni del bambino e alle condizioni della madre, per esempio gli antigeni con cui la madre ha avuto contatto. Il latte materno, con un valore energetico di 65 kcal/100 ml, a un volume di 200 ml/kg/die, permette un introito energetico di 130 kcal/kg/die.

Anatomia della mammella e fisiologia dell’allattamento al seno

L’allattamento materno, è considerato il modo più naturale di alimentare i neonati: protegge il neonato dalle infezioni, è privo di germi pericolosi, è a portata di mano e sempre pronto all’uso.
Al seno, il bambino trova l’amore e la sicurezza necessari per un corretto sviluppo psicofisico. Allattando la mamma, prende coscienza del legame profondo con suo bambino e di quanto il suo bambino dipenda da lei: è un modo per accudirlo, confortarlo e fargli percepire quanto grande è il suo amore.

La mammella è una ghiandola esocrina organizzata in lobi, a loro volta costituiti da lobuli, la cui unità fondamentale è l’alveolo, all’interno del quale viene prodotto il latte, che viene riversato nei duttuli enei dotti galattofori, che si aprono sul capezzolo.

L’alveolo, la “centrale del latte”, è costituito da due tipi di cellule (cellule epiteliali o lattociti e cellule mioepiteliali). I lobi e i lobuli sono circondati da tessuto adiposo, separati tra loro e sostenuti da tessuto connettivo fibroso di sostegno.

La forma del capezzolo, le dimensioni e forma del seno, ed eventuale presenza di modeste asimmetrie della mammella, non hanno influenza sulla capacità di allattare.

Dopo il parto, il corpo della mamma inizia a preparare una combinazione unica di ingredienti che daranno al suo bambino il miglior inizio per sviluppare un corpo sano.

La lattazione materna si suddivide in diverse fasi:

  • lattogenesi I (da metà gravidanza fino al 2° giorno dopo il parto): inizia la sintesi del latte, la produzione del latte è sotto controllo endocrino
  • lattogenesi II (dal 3° all’8° giorno): inizia la produzione abbondante di latte (normalmente sono necessarie 30-40 ore dopo il parto), il seno è caldo e turgido (mammella piena di latte), la produzione del latte è ancora sotto controllo endocrino
  • galattopoiesi (dal 9° giorno all’inizio dell’involuzione: cosa vuol dire l’inizio dell’involuzione?): la produzione del latte è regolata dalla suzione del bambino e dallo svuotamento del seno ed è sotto controllo locale autocrino (meccanismo della domanda- offerta). Normalmente la produzione di latte si adatta alle esigenze del bambino e si stabilizza intorno alle 4-6 settimane (calibrazione). La dimensione del seno si riduce tra il 6° e il 9° mese dopo il parto
  • involuzione (circa 40 giorni dopo l’ultima poppata): quando si introducono nella dieta del lattante cibi diversi dal latte (alimentazione complementare), l’accumulo di peptidi inibitori la produzione del latte (Feedback Inhibitor Factor – FIL) riduce via via la produzione.

Fin dalla prima mestruazione (menarca) e successivamente dall’inizio della gravidanza, gli ormoni agiscono sul tessuto ghiandolare in modo diverso: gli estrogeni stimolano la crescita del sistema dei dotti galattofori; il progesterone aumenta le dimensioni degli alveoli e dei lobi; la prolattina favorisce l’aumento di volume della mammella. Anche i vasi sanguigni sottocutanei diventano visibili perciò aumenta la pigmentazione e la grandezza dell’areola e del capezzolo.

Dopo il parto, avviene una riduzione dei livelli di estrogeni e di progesterone e un aumento della prolattina, che agisce sulle cellule epiteliali dell’alveolo stimolando la produzione del latte, e dell’ossitocina, che agisce sulle cellule  mioepiteliali che circondano l’alveolo, che si contraggono e spingono il latte verso il capezzolo (riflesso ossitocinico o riflesso di eiezione del latte). La prolattina, che induce un senso di rilassamento nella madre, ha un ritmo circadiano ed è più alta di notte, per cui allattare di notte consente una maggiore produzione di questo ormone.

L’ossitocina è prodotta in maggiore quantità a seguito di stimoli visivi, tattili, uditivi, psicologici associati al bambino (coccole e carezze) e se la madre è in una situazione tranquilla, mentre la sua secrezione è inibita da dolore, stress, disagio psico-fisico nonché da nicotina e alcol. Esiste poi un terzo fattore importante sulla regolazione della produzione di latte, il Fattore di Inibizione della Lattazione (FIL): prodotto localmente dalle cellule alveolari fa diminuire la produzione di latte quando la mammella è troppo piena. Solo la rimozione del latte, grazie a poppate efficaci e frequenti o con la spremitura manuale o l’uso di un tiralatte, può ripristinare la produzione del latte.