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Approfondimenti scientifici

Cosa sa fare un neonato?

FOCUS: Bisogni del neonato
QUESTO ARTICOLO APPARTIENE AL PRINCIPIO DEL BABY WELLNESS: Cura e attenzioni amorevoli

Non solo piangere e mangiare! Scopri cosa sa fare tuo figlio

Il “neonato” viene concordemente considerato come un essere dotato di competenze straordinarie.

È in grado di riconoscere la propria mamma, di fare la poppata da solo, di arrampicarsi al seno, di identificare volti umani, e di percepire e sentire gli stimoli tattili. Ma sa anche ricordare! Un bambino appena nato sa fare molte cose, tutte utili per la sua vita.

Il neonato ha straordinarie capacità che gli consentono di svolgere le funzioni essenziali e di essere il leader del suo sviluppo.

Prima di tutto, sa nascere: aiuta la progressione e l’uscita attraverso l’adeguamento istintivo al bacino materno durante il passaggio nel canale del parto.

Inoltre, è in grado di adattarsi alle funzioni neurovegetative, come la temperatura e le funzioni viscerali. Alla nascita è preparato per il cambiamento più importante: la respirazione. Il controllo della deglutizione e della suzione è un’altra competenza essenziale per la sopravvivenza: il neonato è in grado di attaccarsi, succhiare e deglutire il latte materno se è posizionato sul ventre materno. Inoltre, è in grado di cercare e trovare il seno della mamma.

Alla nascita il neonato si trova immerso in un mondo pieno di stimoli completamente differente da quello sperimentato nei nove mesi di sviluppo: deve far fronte a complesse stimolazioni visive, uditive, olfattive, gustative e tattili. Prima degli anni ‘60 il neonato veniva considerato un organismo passivo, in fusione con l’ambiente, dotato di movimenti privi di intenzionalità, immerso in un mondo percettivo confuso e disorganizzato. Oggi si è dimostrato che il neonato, fin dalle prime ore di vita, è dotato di un sistema super funzionante e di alcune capacità motorie che gli consentono di interagire con l’ambiente e con gli altri, elaborando gli stimoli provenienti dall’esterno attraverso tutti i canali sensoriali.

Quindi, la visione del neonato ha subìto un mutamento, passando da quella di “organismo passivo” a quella di “essere competente” dotato di tante abilità.

Vediamo “cosa sa fare” il neonato tenendo conto che molte delle sue capacità derivano da competenze acquisite durante la gravidanza. Solitamente si dice che i neonati non sanno fare altro che piangere e mangiare, ma la realtà non è solo questa!

Tutti i movimenti che sa fare il neonato

Alla nascita, il neonato presenta una motricità dominata dai riflessi primari (o arcaici) che nei primi 3-6 mesi di vita, con l’emergere delle competenze motorie volontarie, sono destinati a scomparire. Sono indice di uno sviluppo motorio adeguato. Tra questi ne troviamo alcuni che hanno svolto il loro ruolo durante il parto:

  • La marcia automatica (in sospensione ascellare la stimolazione della superficie di un dorso del piede determina un lento movimento automatico di “passo” dell’arto stimolato) che ha contribuito in utero ai cambi di posizione e alla ricerca del canale del parto permettendo al neonato di “ camminare” sul fondo dell’utero.
  • Il riflesso di Moro: a un piccolo ma brusco movimento di caduta (mancato sostegno verso il basso ma anche rumori forti e improvvisi – in questo caso si parla di riflesso di startle) il neonato apre la bocca, abduce le braccia in modo simmetrico e ampio, e successivamente le riavvicina lentamente. Si attribuisce a tale riflesso il contribuire al primo atto respiratorio all’uscita dal canale del parto.

Altri riflessi sono determinanti per la sopravvivenza alla nascita: 

  • il riflesso dei punti cardinali (che permette al neonato, quando è toccato alla guancia, di girarsi per prendere in bocca il capezzolo o ciò che l’ha stimolato);
  • il riflesso di suzione (che si attiva appena ha qualcosa in bocca). 

Già alla nascita si possono comunque distinguere schemi di suzione nutritiva e schemi non nutritivi per calmarsi da solo, come con le dita o il succhiotto. Anche il riflesso di prensione palmare (appena qualcosa tocca il palmo della mano il neonato la stringe a pugno) è finalizzato al buon esito del primo contatto nutritivo con il caregiver (forse eredità dei nostri antenati primati i cui neonati avevano bisogno di potersi attaccare tenacemente e da subito al pelo della mamma).

Cosa vede il neonato?

Ricerche scientifiche dimostrano che il neonato, fin dalla prima settimana di vita, è in grado di distinguere due stimoli visivi diversi e preferisce stimoli visivi eterogenei piuttosto che stimoli omogenei. I neonati hanno immagini retiniche chiare con oggetti presentati a una distanza ottimale di circa 20 cm; sono in grado di guardare volontariamente un oggetto, di orientarsi verso di esso con la testa, con gli occhi e di seguirne il movimento. Già a 3 giorni di vita i neonati sarebbero più attratti da stimoli in movimento rispetto a stimoli statici.

Stern ha osservato che molte delle interazioni mamma-bambino, in particolare l’allattamento, si svolgono proprio alla distanza ottimale di 20 cm (tra i due volti). Mantenendo, infatti, questa distanza, il neonato può vedere nitidamente e sarebbe attratto dalle caratteristiche più complesse come il movimento, il contrasto luminoso e il contorno. Stern ipotizza anche che il neonato sia “progettato” per ricercare e ricevere stimolazioni, senza esserne sopraffatto.

Anche se i neonati non riescono a percepire i colori prima delle 7-8 settimane di vita, sono comunque sensibili a variazioni del 20% nel contrasto di stimoli luminosi.

Hainline sostiene che nonostante il neonato non sia in grado di mettere a fuoco le immagini a qualunque distanza dal suo volto, né sia dotato della discriminazione cromatica, dispone di una visione in bianco e nero sufficientemente accurata di ciò che è posto ad una distanza di circa 25 cm dal suo volto.

I risultati di questi studi sembrano dimostrare che già alla nascita il neonato possieda i requisiti fondamentali di elaborazione dello stimolo visivo, per potersi impegnare nelle interazioni con un partner comunicativo.

Quali suoni sente il neonato?

I neonati percepiscono la voce della mamma, orientano lo sguardo verso la faccia di chi ha parlato a loro e, quando la trovano, i loro occhi si illuminano, il loro collo si contrae e il loro mento si sposta lentamente verso colui che parla. 

C’è poi la capacità di discriminare una produzione sonora: un neonato di 2 giorni di vita smette di piangere se posto all’ascolto del proprio pianto registrato, ma non a quello di un altro neonato.

I neonati, di 2 giorni di vita, riescono ad apprendere la distinzione tra due sillabe in meno di 20 minuti.

L’apprendimento uditivo avviene già nell’ambiente intrauterino. I neonati tra le 12 e le 72 ore di vita mostrano una risposta differenziale, in termini di apertura oculare, se posti all’ascolto di un discorso nella stessa lingua parlata dalla mamma, rispetto all’ascolto di un discorso in una lingua diversa da quella parlata dalla mamma.

A soli 2 giorni dalla nascita, i neonati sono in grado di riconoscere le note musicali e addirittura le stonature: sono stati monitorati diciotto neonati, di 24-48 ore di vita, mentre ascoltavano brani di musica classica, sottoponendoli a una risonanza magnetica funzionale (tecnica che permette di “vedere” il cervello al lavoro) ed è risultato che la reazione a una musica “sbagliata” (con delle dissonanze), era diversa da quella riscontrata con l’ascolto di melodie “giuste”. Quindi già nelle prime ore di vita si attivano, nell’emisfero destro, gli stessi sistemi neurali presenti e attivati negli adulti esposti da tempo alla musica. Insomma, già alla nascita esiste nel nostro cervello una specializzazione musicale, capace di riconoscere la musica e le sue distorsioni.

Cosa percepisce il neonato?

Gli scienziati confermano alcune abilità motorie del tutto insospettabili in un neonato, come ad esempio la capacità di raggiungere un oggetto e di afferrarlo a soli 10 giorni di vita.

I neonati riconoscono un oggetto precedentemente esplorato: uno studio si basa sulla presentazione, a neonati di 29 giorni, di due stimoli orali, un ciuccio liscio e un ciuccio con delle protuberanze. I neonati, divisi in due gruppi, familiarizzano, per 90 secondi, con uno solo dei due stimoli. In un secondo momento vengono loro mostrati entrambi i ciucci. I neonati mostrano tempi di fissazione molto più lunghi per il ciuccio che precedentemente avevano esplorato oralmente.

La coordinazione mano-bocca ha tutte le caratteristiche di un’azione diretta verso una meta, che solo occasionalmente fallisce il risultato, la bocca, che si apre prima del movimento del braccio, anticipa l’arrivo della mano, indicando la presenza di intenzionalità. Ciò conferma l’ipotesi che i movimenti della mano verso la bocca dei neonati siano casuali o il risultato di un’autostimolazione del riflesso di Babkin.

Quali odori riconosce il neonato?

I neonati, anche a soli 2 settimane di vita, riconoscono l’odore della mamma riuscendo a distinguere, durante l’allattamento, tra l’odore della mamma e quello di un’estranea. Uno dei sensi che il neonato sviluppa in epoca embrionale, infatti, è l’olfatto. Grazie a questo apprendimento prenatale, i neonati alla nascita sono in grado di cercare e riconoscere il seno materno. Il feto, già dai primi mesi di gestazione, immerso nel liquido amniotico, percepisce gli odori; tra la quinta e l’undicesima settimana si sviluppano i recettori olfattivi, mentre entro la quindicesima si formano le narici. Il feto, così, immagazzina tutta una serie di stimoli che formeranno la sua “memoria olfattiva” e che, una volta nato, lo aiuteranno a conoscere il mondo esterno e lo rassicureranno in momenti di tensione. 

Infatti è possibile calmare uno stato di disagio del neonato porgendogli degli oggetti impregnati di odori a lui familiari, come quello della mamma alla nascita. Grazie al suo spiccato odorato, il neonato, se lasciato sul ventre della mamma, è in grado di arrivare al seno e di succhiare. Fin dalle prime ore di vita, manifesta, attraverso la mimica facciale, il suo apprezzamento e le sue reticenze verso gli odori che percepisce e reagisce agli odori nuovi muovendo anche la testa e modificando la sua attività e la sua frequenza cardiaca.

Il neonato sa imitare

Il neonato ha la capacità di imitazione che dipende dalla “percezione amodale”. Quest’ultima consiste nella capacità di trasferire l’esperienza percettiva da una modalità sensoriale ad un’altra, operando un’integrazione delle informazioni che provengono dai diversi canali sensoriali. Tale unità percettiva è alla base della formazione della rappresentazione del Sé e dell’altro che risulta fondamentale nei processi comunicativi. 

A poche ore di vita, i neonati sanno imitare la contrazione delle labbra e l’apertura e la chiusura della bocca quando un adulto compie questi movimenti a una distanza di 20 cm dal neonato (capacità dei neuroni a specchio). I neonati, di 3 settimane, imitano il suono di una vocale, quando esso è accompagnato da un volto che articola la stessa vocale; l’imitazione del suono è invece meno evidente se associato ad un volto che articola una vocale diversa.

I neonati di 6 settimane, osservano più a lungo un volto la cui la bocca articola la stessa vocale di cui sentono il suono e sono in grado di riproporre dei gesti visti da uno sperimentatore ed imitare le espressioni facciali, le aperture e chiusure della bocca e protrusione frontale della lingua.

Come esprime le emozioni il neonato

L’espressione dell’emozione, nei neonati, si manifesta attraverso la comunicazione non verbale e soprattutto attraverso le espressioni facciali durante:

  • la caduta improvvisa di un oggetto;
  • l’immobilizzazione degli arti del neonato;
  • la stimolazione tattile delle zone erogene;
  • paura: pianto, tremore, mimica facciale di sforzo;
  • rabbia: rossore del volto, arresto del respiro, grida;
  • amore: viso disteso e sereno.

Nelle interazioni naturali mamma-neonato quest’ultimo mostra:

  • sguardo rivolto verso la mamma per la maggior parte del tempo;
  • sorrisi;
  • slanci delle mani in fuori;
  • tentativi di articolare espressioni.

Quando la mamma rimane impassibile, immobile e silenziosa e con lo sguardo verso il figlio, quest’ultimo mostra:

  • sguardo fuori rispetto alla figura materna;
  • diminuzione di sorrisi;
  • bocca chiusa;
  • segni di tensione sul viso;
  • sbadigli, smorfie, movimenti masticatori con morsi del labbro inferiore;
  • auto contatti mano bocca: con la mano sinistra spesso si toccano il vestito e con la mano destra si toccano il volto.

Approfondimento scritto da:

Dr.ssa Alexandra Semjonova, PhD., PhDr., MBA
Dr.ssa Giovanna Rossi, Prof.ssa Rosaria Taverna

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