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Approfondimenti scientifici

Oltre la madre: come la voce di una seconda figura plasma il bonding pre e postnatale

AUTORE: Dott.ssa Alexandra Semjonova, PhD, MBA
FOCUS: Il bonding

Il primo suono che un neonato riconosce è la voce della madre, ma la voce di una seconda figura di riferimento, che sia maschile o femminile, gioca un ruolo cruciale nel processo di bonding e nello sviluppo neuroemotivo del bambino.

Questo principio è alla base delle recenti ricerche sul bonding prenatale e postnatale, che mostrano come la presenza vocale costante di una figura significativa oltre alla madre favorisca un legame affettivo precoce e duraturo.

Il neuroscienziato Steven Porges (2011), noto per la sua teoria del sistema nervoso vagale polivagale, afferma:

La voce umana ha un potere regolatorio sul sistema nervoso autonomo che può calmare, rassicurare e facilitare l’attaccamento emotivo nel neonato”.

Parallelamente, la psicologa Marian Diamond (1998) ha sottolineato

 “L’esposizione a diverse voci e suoni aiuta a creare un cervello più flessibile e resiliente”.

Memoria prenatale e riconoscimento della voce

Il feto sviluppa la capacità di percepire e memorizzare suoni e stimoli vocali già nel terzo trimestre di gravidanza. La voce della madre, filtrata attraverso il liquido amniotico, è quella più familiare e rassicurante.

Tuttavia, anche la voce di una seconda figura di riferimento (maschile o femminile) può essere riconosciuta e registrata nel sistema nervoso fetale se esposta regolarmente. Questa memoria prenatale è fondamentale: alla nascita, il neonato riconosce e risponde con calma e attenzione a queste voci familiari, dimostrando che il cervello infantile costruisce connessioni precoci che influenzano il comportamento postnatale.

Effetto plasmatico cerebrale della voce

Uno degli aspetti più affascinanti del bonding mediato dalla voce riguarda l’effetto plasmatico cerebrale: la voce modulata e familiare influenza le onde cerebrali del neonato.

Studi di neuroimaging e EEG mostrano che l’ascolto di voci conosciute induce un aumento delle onde alfa e theta, associate a stati di rilassamento profondo, attenzione e memoria. Questo effetto regola l’attività corticale, promuovendo uno stato neurofisiologico favorevole all’apprendimento e alla regolazione emotiva. Contribuisce inoltre a stabilire una comunicazione neurobiologica precoce tra il neonato e la figura di riferimento. Come sottolinea il neuropsicologo Mark Johnson (2019):

 “La voce umana non è solo un segnale acustico, ma un modulatore complesso che plasma l’attività cerebrale e le risposte emotive del bambino in via di sviluppo”.

La voce della seconda figura: stimolazione affettiva e regolazione emotiva

La voce maschile o di una seconda figura di riferimento presenta caratteristiche acustiche differenti rispetto a quella materna, offrendo al neonato una stimolazione vocale variegata che arricchisce il repertorio sensoriale e favorisce l’adattamento neuroemotivo. La presenza costante di questa voce contribuisce a modulare la risposta allo stress del bambino, riducendo la frequenza cardiaca e sostenendo la regolazione del sistema nervoso autonomo attraverso meccanismi di co-regolazione emotiva.

La diversità vocale fornita da più figure di riferimento crea un ambiente ricco di stimoli affettivi, che facilita lo sviluppo della regolazione emotiva. In questo contesto, il neonato sperimenta una maggiore sensazione di sicurezza e appartenenza, elementi chiave per una crescita armonica e sana. Il riconoscimento e la familiarità con la voce della seconda figura rafforzano la formazione di un legame affettivo che va oltre il contatto fisico immediato. Parlare, cantare o semplicemente essere presenti con la propria voce aiuta il neonato a tollerare meglio gli stimoli ambientali e a sviluppare una maggiore capacità di autoregolazione emotiva.

Infine, il contatto vocale, se associato a pratiche come il contatto pelle a pelle, amplifica i benefici fisiologici sul sistema cardiocircolatorio e respiratorio, contribuendo al benessere globale del bambino nei primi mesi di vita. 

Esempi pratici di applicazione

Esposizione vocale prenatale regolare: la seconda figura di riferimento può dedicare alcuni momenti quotidiani a parlare o cantare al ventre materno con voce calma e modulata. Questo stimola la memoria prenatale e una familiarità rassicurante al momento della nascita.

Partecipazione attiva ai controlli medici: la presenza durante le visite ostetriche o i corsi pre-parto rafforza la connessione emotiva con il bambino e favorisce un coinvolgimento consapevole nella futura cura.

Contatto vocale postnatale combinato con il contatto pelle a pelle: durante il contatto pelle a pelle, la seconda figura può parlare o cantare, creando una sinergia sensoriale che migliora la regolazione neurovegetativa e la stabilità cardiorespiratoria.

Routine di cura quotidiana: parlare al neonato durante momenti ordinari (cambio pannolino, bagnetto, addormentamento) rafforza la presenza affettiva e migliora la regolazione emotiva del neonato nei momenti critici.

Regolazione degli stimoli ambientali: la seconda figura può modulare luci e rumori, integrando stimoli vocali rassicuranti, per favorire un ambiente ottimale al benessere neurofisiologico del bambino.

Conclusioni

Il bonding prenatale e postnatale mediato dalla voce di una seconda figura di riferimento svolge un ruolo cruciale nel sostegno allo sviluppo neuroemotivo e nel rafforzamento del legame affettivo precoce.

La voce è una delle prime e più potenti modalità attraverso cui il sistema nervoso regola l’emozione e promuove la connessione sociale. L’effetto plasmatico cerebrale dimostra inoltre che la voce familiare modula l’attività corticale in modo da ottimizzare la regolazione emotiva e la capacità di apprendimento del neonato.

Attraverso pratiche vocali mirate e la combinazione con il contatto fisico, è possibile ottimizzare l’esperienza di sicurezza e benessere del neonato, sostenendo un ambiente familiare equilibrato e funzionale.

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