Approfondimenti scientifici
Lo sviluppo motorio dalla nascita
Non possedendo ancora l’uso della parola il neonato deve far capire al suo caregiver (mamma o papà) di cosa ha bisogno e per aiutarsi, oltre al pianto, usa il movimento (anche se inizialmente inconsapevole). Il suo corpo assume uno straordinario potenziale comunicativo non verbale (principalmente nel primo anno di vita) tramite il movimento, che permette al bambino di esplorare il mondo che lo circonda. La cosa interessante è che fin dalle prime fasi della vita anche i bambini “sanno”, a modo loro, di avere un corpo con cui muoversi ed essere pienamente nel mondo.
Il noto ricercatore John Bowley sostiene che “il tono muscolare dei neonati è l’elemento di base del linguaggio del corpo e le particolari variazioni della sua contrazione la forma più arcaica di comunicazione umana”.
Questa citazione ci fa capire come nell’uomo, la mente e il corpo siano integrati tra loro. Fin dai primi giorni di vita il bambino sviluppa una sua dimensione corporea e motoria: significa che lo sviluppo del bambino avviene attraverso il corpo e il movimento. È proprio attraverso il primo che il bambino fa esperienza del mondo che lo circonda e della propria mente. Lo sviluppo del movimento segue delle particolari tappe evolutive in base alla maturazione del bambino stesso. Sviluppo motorio, cognitivo e affettivo si sviluppano insieme e sono in relazione tra loro.
Tono muscolare o baby fitness del neonato?
Il tono muscolare sta alla base dell’assunzione di determinate posture e funzioni cinetiche del neonato. Con le prime intendiamo letteralmente le posture che stanno alla base di ogni movimento, mentre le seconde indicano l’attività di spostamento. Nelle prime interviene l’equilibrio statico e nelle seconde quello dinamico. Ogni posizione e funzione cinetica ha uno sviluppo preciso in base all’età. Le posture, da quella iniziale dorsale, si evolvono in posizione di fianco, ventrale, appoggiato con i gomiti di lato, semiseduto e seduto. I primi spostamenti invece sono i rovesciamenti ripetuti, il rotolare, lo strisciare, il gattonare, per poi giungere ai primi passi con un sostegno, alla prima deambulazione un po’ incerta ma autonoma, per finire con una marcia maggiormente sicura. Osservando il bambino è molto semplice notare come egli modifichi la propria postura attraverso aggiustamenti continui. Un tono muscolare disteso sta a indicare che il lattante è rilassato, a proprio agio, tranquillo.
Un tono muscolare contratto chiamato ipertonia esprime uno stato di malessere generale o un bisogno da soddisfare, come la fame. Poi, per esempio, quando un bambino viene preso in braccio da un adulto sconosciuto non si sente a proprio agio, così si irrigidisce e comincia a piangere. Tutte queste reazioni variano ovviamente in base allo sviluppo motorio.
Questo non va mai intralciato con posizioni troppo avventate e forzate, o con un abbigliamento troppo intrappolante. Va lasciato al bambino la maggior libertà di movimento possibile. Ogni bambino ha un suo personale sviluppo di movimento, e gli stimoli gli vanno offerti per assecondarlo e non velocizzarlo. Grazie alle contrazioni toniche del corpo possiamo comprendere i bisogni del bambino e di conseguenza è possibile reagire in maniera adeguata. Una volta nato il bambino ha bisogno di sentire i contorni, l’accudimento e la consistenza del suo corpo. È il bambino in primis a volere un contatto affettivo/emozionale profondo con il proprio caregiver (mamma e papà), creando un clima intimo e rassicurante. Per questo motivo è importante scegliere ausili adatti per un accudimento generoso e fisiologico che permettono anche un’ampia quantità e qualità dei primi movimenti.
Lo studio di Rochat e Morgan
I dottori Rochat e Morgan condussero una ricerca nel 1995 sul tempo di attenzione dei bambini nei confronti delle immagini. La loro ricerca ha contribuito a comprendere meglio come i bambini prestano attenzione e rispondono agli stimoli visivi, evidenziando l’importanza delle esperienze motorie proprie (movimenti) nell’orientamento dell’attenzione visiva dei bambini.
I risultati dello studio hanno mostrato che quando i bambini guardavano le immagini delle loro gambe che si muovevano in modo strano, cioè diverso da come sentivano i loro movimenti, restavano più attenti e guardavano più a lungo quelle immagini. Questo significa che i bambini sono molto attenti alle cose che vedono, soprattutto se sembrano diverse dalle sensazioni che provano nei loro corpi. Quindi, c’è una connessione forte tra ciò che fanno con il loro corpo e ciò a cui prestano attenzione con i loro occhi.